EVO MEDIO

Un passato.

V sec.

1) Succonius. Vescovo africano della città di Uzalis, vicino ad Utica (ora in Tunisia), che partecipò nel febbraio del 484 d.C. al concilio di Cartagine. Ne conosciamo l’esistenza grazie ad una lettera di Papa Gelasio I, successore di Felice III. Gelasio la scrisse nel 493 d.C. per redarguirlo della codardìa con la quale abbandonò i suoi fedeli cristiani niceni di fronte alle persecuzioni degli ariani in nord Africa e si aggiunse ai seguaci di Acacio di Costantinopoli, autore di uno scisma per il quale fu scomunicato. In “Istoria teologica delle dottrine e delle opinioni…“, Scipione Maffei, tipi di Giambattista Parone, Trento – 1742, pag. 235, si dice che nel catalogo dei Vescovi che parteciparono al concilio compare tra i primi.

La lettera, espunta dal medesimo codice, si rivolge a lui chiamandolo Succonius, mentre in altre edizioni critiche altri studiosi vi leggono Sacconius: questo particolare ricorda quanto accade tra i filologi che si occupano della lettura critica della lettera ad Attico VII, 13 e 13a, di cui ho trattato nella pagina SUCCO. Merita di essere messo in evidenza perché potrebbe costituire, al netto di errori dei copisti, una prova del fatto che in latino sacconius e succonius avessero il medesimo significato, almeno in origine.

Sembra strano che un Succonius salti fuori quasi dal nulla nel V sec d.C. in Africa, ma riguardo a questo personaggio devo aggiungere che il suo nome suscita una suggestione particolare: pur non conoscendo il luogo esatto della sua nascita infatti, la città di cui è vescovo si trova a pochi km da Cartagine e da Thuburbo Majus. Presso quest’ultima città, di fondazione berbera e successiva conquista punica ma rifondata a colonia romana nel 27 a.C., alcuni fuoriusciti di Chiusi (SI), reclutati da Gneo Papirio Carbone, si sarebbero rifugiati dopo la sconfitta di Gaio Mario presso Porta Collina nell’ 82 a.C., durante la Guerra Sociale, per fondarvi una piccola colonia etrusca. La presenza di questa colonia sarebbe testimoniata dal ritrovamento di alcuni cippi di confine su cui compare un nome scritto in caratteri etruschi (M VNATA ZVTAS TVL TARTANIVM TINS), in una forma che lascia pensare si trattasse di un individuo già romanizzato, ma recante un gentilizio tipico di Chiusi (M VNATA ZVTAS, cioè Marce Unata Sutius): probabilmente la scelta di scrivere in etrusco dipende da una volontà di affermare la propria origine e di rispettare una formula percepita come tradizionale e quindi più “autorevole” nell’affermazione della sua validità giuridica. La colonia sarà distrutta già un anno dopo, nell’ 81 a.C., da Pompeo Magno e questo breve lasso di tempo probabilmente non le avrebbe permesso di prosperare così tanto come i cippi, che segnano un territorio di ben 13 km di lato, lascerebbero ipotizzare.

Per questo motivo alcuni (in particolare Massimo Pittau – 1996, “Gli Etruschi e Cartagine: i documenti epigrafici“. In: L’Africa romana: atti dell’11. Convegno di studio, 15-18 dicembre 1994, Cartagine, Tunisia. Sassari, Editrice Il torchietto. V. 3, p. 1657-1674. Pubblicazioni del Dipartimento di Storia dell’Università di Sassari, 28.3) ritengono, anche per ragioni paleografiche legate all’iscrizione, che una comunità etrusca di una certa consistenza fosse presente da molto più tempo (forse da prima delle Guerre Puniche e forse rimasta legata in particolare a Chiusi), in virtù dell’antica alleanza tra i due popoli. In effetti un insediamento così importante avrebbe potuto affermarsi solo in un periodo storico tranquillo, con la protezione di un potere centrale forte e stabile, come doveva essere Cartagine prima delle Guerre Puniche, e non per mano di fuggitivi in un periodo turbolento come quello della Guerra Sociale. Riguardo a quest’ultimo periodo in BibAr, Biblioteca Archeologica Online, Volume VII: Radicofani“, Lucia Botarelli, Nuova Immagine Editrice (SI) – 2005, si dice:

pag. 190 “L’assenza di elementi sicuramente databili all’inoltrato I secolo a.C. potrebbe confermare il brusco calo demografico e insediativo che si registra in buona parte dell’Etruria settentrionale in seguito ai violenti scontri tra mariani e sillani131. In tutto il territorio di Chiusi, così come nel resto dell’Etruria settentrionale, a partire dagli anni Settanta del I secolo a.C. la maglia dell’insediamento si fa sensibilmente più rada. Se all’inizio del secolo, infatti, l’agro Chiusino appare ancora caratterizzato da un’alta densità insediativa, riconducibile soprattutto ad abitazioni di ridotte dimensioni, a partire da questo momento i siti si fanno molto meno numerosi e, al tempo stesso, più consistenti. All’interno dei territori, infatti, la parziale diminuzione della popolazione rurale sembra aver portato, in molti casi, ad un accorpamento della piccola proprietà, a vantaggio delle fattorie di medie dimensioni e delle prime ville.
Nota 131 È noto che buona parte dell’Etruria settentrionale, in occasione dello scontro tra le partes di Mario e Silla, scelsero di schierarsi dalla parte del primo. Torelli individua molteplici ragioni: da un lato c’erano i rapporti di tipo clientelare che Mario e molti uomini a lui vicini avevano stretto con molte famiglie dell’Etruria settentrionale, dall’altro alcuni capi mariani erano di origine etrusca (si pensi a C. Carrinate, di Volterra, o a M. Peperna, di Perugia). Non mancavano, del resto, motivazioni economiche: i produttori etruschi, infatti, non erano inseriti nel sistema di sfruttamento coloniale, lamentando gravi danni soprattutto per i piccoli proprietari. Per un approfondimento sulla questione si veda Torelli, 1981, pp. 270-275. Tra l’83 e l’82 buona parte dell’Etruria settentrionale, quindi, fu teatro di combattimenti e stragi, che interessarono soprattutto le città di Chiusi, Volterra, Populonia e Vetulonia. A Populonia, in particolare, i recenti scavi condotti dal Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell’Università di Siena hanno evidenziato tracce di abbandono dei principali edifici e delle strade nel periodo successivo all’80 a.C. (Mascione, 2003, p. 43). Le vendette sillane si esplicarono sotto forma di confische, uccisioni e penalità nel diritto di cittadinanza. Furono poi completate da una serie di deduzioni coloniali. A Chiusi, in particolare, venne dedotta una colonia che portò a una distinzione del corpo civico in Clusini veteres e Clusini novi (Plinio il Vecchio, Nat. Hist., III, 51). Il vuoto senatorio registrato per città come Chiusi sembra forse imputabile ai violenti sovvertimenti messi in atto da Silla (per Chiusi si veda PACK, 1988).” 

Durante il concilio di Cartagine in questione, vescovo di Thuburbo non è Succonius ma un certo Benenatus, che pure prenderà la via dell’esilio a causa dell’ostilità dell’ariano Huneric, re dei Vandali e di quella parte del nord Africa nel V sec. d.C.; tuttavia, nonostante il lungo lasso di tempo tra la fondazione della colonia etrusca ed il V sec. d.C., Succonius è un nome che sembra collocarsi perfettamente in ambito etrusco e soprattutto chiusino, dove diversi Zuχu sono attestati nella necropoli.

Se l’origine dell’antroponimo Succonius, in questo particolare caso, non avesse alcuna attinenza con l’etrusco (cosa ragionevolmente probabile), potrebbe averne qualcuna con un termine della lingua tamazight berbera, successivamente latinizzato: sucan (col significato di nero, scuro, oscurità, abitante/proveniente dalla Guinea, dall’Africa nera) di cui parlo più sotto.

A corollario soggiungo, non so con quale valore probatorio per ora e solo come ipotesi di ricerca, che la principale città sede di diocesi che dà il nome al distretto di Zaghouan, dove i cippi etruschi furono trovati, dai romani venne chiamata Ziqua (apparentemente omofono del gra. σικύα = zucca). Secondo alcuni questo toponimo, in base ad una paraetimologia per assonanza con lat. aqua = acqua, deriverebbe dall’abbondanza di sorgenti d’acqua presenti sull’omonima montagna, il Jebel ez Zaghwan anticamente chiamato Zeugitantis mons (potrebbe trattarsi di una traslitterazione in accordo forse col lat. zeugītēs = un tipo di canne non ben identificato che forse nascevano in gran numero intorno a quelle sorgenti?). Se non si trattasse solo di una poco affidabile paraetimologia, sarebbe un altro indizio da aggiungere alla mia ipotesi di appartenenza del gentilizio etrusco all’area semantica del latino sucus,-i.

Tuttavia in “LA LLENGUA AMAZIGA A L’ANTIGUITAT A PARTIR DE LES FONTS GREGUES I LLATINES“, C. Mùrcia Sanchèz, tesi magistrale, Universitat de Barcelona – 2010, pagg. 406/407, si sostiene l’etimologia proposta da Werner Vycichl che fa derivare Ziqua o Zigga, a seconda delle fonti, dal vocabolo tazǝqqa = casa, casa in muratura, costruzione solida, magazzino (cf. Ghadames pl. tǝzǝɣwan < *-zĭqwān), appartenente alla lingua Tamazight dei Berberi, da cui deriverebbe anche il toponimo attuale in arabo magrebino Zaghwan [zǝˈɣwɐːn] più che dal toponimo latino Ziquensis, come sostenuto anche da Giovan Battista Pellegrini.

All’interno di questa tesi magistrale si può trovare anche l’elenco degli antroponimi mauritani scritti in caratteri latini e greci sulle epigrafi della Zeugitana (la provincia proconsolare pertinente a Cartagine che, insieme alle province di Tripolitania e Bizacena, formava la provincia Africana), così come in questo sito dove si riportano nomi punici latinizzati (mappa): la loro comparabilità con antroponimi etruschi è innegabile e, secondo me, mette almeno in discussione l’origine berbera come la unica possibile.

Zucu[ (m, CIL VIII, 26075) localizzato a Thubursicu Bure, a 150 km da Uzalis.
Zocunis (CIL VIII 27211a: SOLVTOR / IANVARI / ZOCVNIS / ….) localizzato a Thugga, a poca distanza da Thubursicu.

Cuca ILT 1147.
Cuccas f CIL VIII 13000: CVCCAS PIA VIXIT; Vattioni, StudMagr XI 1979 69: cfr. acuca; cf. forse anche cucosa.
Cucosa f CIL VIII 6123: IVLIA CVCOSA; Vattioni, StudMagr XI 1979 69: v. Cuccas.
Sucan ILT 732 = IB 362, per il testo, v. asdrubal; Vattioni, StudMagr xi 1979 114: skn o sgn; cf. tuttavia anche Chaker BAC NS xix 1985 491: nome berbero <root SGN = “essere nero”, forma verbo stativo: “egli è nero”; S. Chaker ha suggerito di analizzarlo dal verbo dello stato di qualità della radice √sgn ‘essere nero’. In taixelhit, che è il dialetto in cui viene mostrata questa radice più spesso, il nome è asggan ‘(il) nero’; il verbo è (aoristo) -isgin- ‘essere nero’ ~ (perfetto) -sggan-; il nome astratto è tasguni ‘oscurità’; in tuareg si ha (aoristo) -săgnăw- ‘essere molto nero; essere nuvoloso’ ~ (perfetto) – sǝgnǝw-. Se l’identità del verbo taixelhit (√sgn manca in tamaziɣt e in cabilo) e tuareg è confermata, è probabile che questo sia un derivato causativo di √gnw ‘essere nero, essere della Guinea’, il che renderebbe impossibile il collegamento ad antichi antroponimi. (cf. sugan e il nome di una divinità: sugganis (gen); cf. anche suco). Localizzato a Thuburbo Majus.
Succur Corippus VIII 610; 615; cf. sucro ; cf. SKR .
Sucinus CIL VIII 9095: VALERIVS SVCINVS; Libyca iv 1956 89.
Suco Leglay I 133 no 20: L. DECIMIVS SVCO.
Sucro (dat.) Corippus VIII 604; cf. succur.
Sugan CIL VIII 1059; (v. Sucan). Cartagine
Sugganis (gen.) ILA i 2977; nomen dei; (v. Sucan). Teonimo, Theueste (Numídia, CIL VIII 16749 e 2977); a Mactar (Bizacena) è attestato Sagganis (gen. CIL VIII 23399), che potrebbe essere correlato.

VI-VII sec.

2) Hugo, detto Chuc, Chucus o Chugus. Maggiordomo di Austrasia durante il regno di Clotario II, compare nella cronaca di Fredegario. Nel sito Geneanet si propone un’ascendenza aquitano-burgunda, ed è perciò ragionevole pensare che si trattasse di stirpe germanica (non si sa con certezza se abbia avuto figli, ma tra i discendenti della casata alcuni portano il suo stesso nome) e che quindi il suo nome derivi dal proto-germanico *hugiz (proto-germanico occidentale *hugi), con significato di “pensiero, mente, spirito, senso, comprensione”, a sua volta derivato probabilmente dal proto-indeuropeo *kʷéḱ = “guardare, vedere”. Sebbene non abbia trovato ancora conferme, credo ci sia una qualche possibilità che questo nome germanico sia quello da cui origina il nome Cucco e Çucco (pr. Zucco).

1080

3) Rufinus Zucca. Citato nella nota 12 di “I Vallombrosani nel Piemonte occidentale: S. Giacomo di Stura e le sue dipendenze“, di Giampietro Casiraghi.

12 G. BORGHEZIO – C. FASOLA, Le carte dell’Archivio del Duomo di Torino (904-1300, con appendice di carte scelte 1301-1433) , Torino 1931 (BSSS, 106), p. 313 alla voce “Zuca“: in particolare p. 16, doc. 8, a. 1080, dove si accenna ai figli del fu Giovanni “qui Rufinus Zucca fuit vocatus”, probabile capostipite degli Zucca; GABOTTO – BARBERIS, Le carte dell’Archivio arcivescovile , p. 449 alla medesima voce. Un aggiornato profilo di questa famiglia in BORDONE, Ex funzionari, pp. 490-492

1111

3) Clapucius De Zuchonus. E’ uno dei due consoli di Tortona nel 1111 (in Biografia degli Uomini Illustri tortonesi, Giacomo Carnevale, ed. Pietro Vitali 1838, ed in Annali tortonesi, Giuseppe Salice, ed. fratelli Bocca 1874). Per ora è il rappresentante più antico che sia riuscito a trovare con il nostro cognome (o patronimico) già formato e sembra aver fatto parte di una famiglia nobile tortonese, che vedrà un altro suo possibile discendente rivestire la carica di console della città nel 1230 (vd. al punto 4). Zuchonus è un nominativo singolare e non viene declinato (al “de” avrebbe dovuto seguire un ablativo plurale: de Zuchoniis), pertanto è più probabile che si tratti di un patronimico, ma la presenza del cognome fino al XIV secolo fa supporre che in seguito sia stato scelto come nome di famiglia e si sia fissato sui discendenti.

“(1111) In quest’anno, essendo consoli di Tortona De-Abele, De Zucconus Clapucius, i Milanesi coi Tortonesi espugnarono la città di Lodi e la trattarono aspramente abbattendo le mura e distruggendo le case, delle quali crude rovine anche ai nostri giorni scorgonsi le vestigia. I miseri cittadini poi furono divisi in sei borghi, e vissero lungo tempo soggetti alle leggi durissime che loro vennero imposte dai vincitori.” (pag. 143)

Il Salice, che riprende le cronache del cronista frate Jacopo Buxeto, poi aggiunge più avanti a pag. 289 che, a seguito della discesa in Italia dell’imperatore Federico I vittorioso sui milanesi, i pavesi riuscirono ad ottenere dal Barbarossa nell’anno 1165 la demolizione delle mura e di molte case private di Tortona. Questo fatto provocò la diaspora di molte tra le più cospicue famiglie cittadine tra cui sono annoverati anche gli Zucconi, che trovarono rifugio a Bosco (Bosco Marengo (AL)). La famiglia risulta estinta nel XIV secolo.

1160

4) Zuco, filius Enrici de Porta. Nella tesi di dottorato “L’ARCHIVIO DEL CAPITOLO DELLA CATTEDRALE DI TRENTO: PRODUZIONE E CONSERVAZIONE DOCUMENTARIA (secoli XIII – XX). CON UN’EDIZIONE DELLE PIÙ ANTICHE PERGAMENE (1147-1250)“, della dott.ssa Barbara Tomasi, anno accademico 2011/2012 dell’Università degli Studi di Trento, Facoltà di Lettere e Filosofia, Scuola di dottorato in Studi Umanistici. Discipline filosofiche, storiche e dei beni culturali (XXV ciclo), a pag. 129 viene citato questo personaggio come uno dei testimoni di una sentenza del 20 maggio 1160, presso Trento:

2
SENTENZA
1160 maggio 20, Trento, chiesa cattedrale
I domini Tebaldus sacerdos e Adoinus canonico, il cui parere era stato richiesto da Adelpreto vescovo di Trento in merito alla questione sorta tra dominus Iechonias arcidiacono della cattedrale di Trento e Gandolfino da Fornace riguardo alla chiesa di S. Martino di Fornace, sentenziano che tale chiesa debba rimanere ai canonici, dal momento che Iechonias ha prodotto testimoni e provato che la chiesa è della pieve di Pinè, che appartiene ai canonici; sentenziano inoltre che Gandolfino non possa nominare i sacerdoti della chiesa senza il consenso dei canonici, nemmeno se dimostrasse che tale potere gli era stato concesso dal vescovo Altemanno; sentenziano, infine, che vengano restituiti ai canonici eventuali oggetti sottratti con la violenza.
Notaio: Adam notaio domini Frederici Romanorum imperatoris.
Copia autentica ricavata dal notaio Alberto domini Federici imperatoris invicti, ADT, ACap,capsa 33, n. 1 [B]. In ADT, ACap,capsa 33, n. 2 è presente una seconda copia, redatta il 21 maggio 1337 dal notaio Faciolo del fu Odorico da Romallo, sulla base della copia di Alberto [C]. Faciolo ha ricevuto la licenza per redigere la copia da Nicola da Meissen, in spiritualibus iudex et vicarius generalis pro Capitulo Tridentino sede Tridentina vacante su istanza di Lorenzo
da Brescia, canonico, canipario e procuratore del Capitolo.
Sul recto, in basso a destra: annotazioni a matita illeggibili. Sul verso: mano del secolo XIII/XIV: “Carte capitul[…]”; mano del secolo XIV/XV: “Sentencia pro ecclesia de Fornasio”; mano del secolo XVIII(Alberti): “Quedam sententia asserens ecclesiam de Fornasio spectare ad capitulum utpote existentem in Pineto de anno 1160, N. 8”; mano del secolo XIX(C. Nova?): “N. 8, C. VI”, segnetto; mano del secolo XX: “C. 33 (1169), N. 8”, mano del secolo XX a matita: “C 33
n.1”.
Edizione in BONELLI, Notizie, II, n. 27, pp. 405-406 (sembra la trascrizione dell’originale); L. SANTIFALLER,
Urkunden, n. 2. R e g e s t o in E. CURZEL, I documenti, n. 2, pp. 57-58.
Pergamena di mm 185×170, in buono stato di conservazione.
“(SN) Exemplum ex autentico relevatum
(SN) Die veneris qui fuit duodecimus exeunte madio, in ecclesia / Sancti Vigilii, in istorum presentia, hii sunt … Zuco filius Enrici de Porta, …”

Questa tesi di dottorato è particolarmente interessante per vari motivi:
– è citato il padre Enrico de Porta, e se Porta è il cognome allora Zuco non può che essere un nome personale, e non un soprannome
– in un’altra pergamena del 1235 (quindi in un tempo non troppo lontano dal 1160), a pag. 227 viene citato uno Zuconis (forse lo stesso della pergamena del 1160, o forse lo stesso Çuconis, filii Wicmarii di una pergamena del 1211 citata nello stesso testo?, vd. al punto 27) come padre già defunto (…filio condam…) di un Palduino (= Baldovino?). Tale forma è sicuramente il genitivo di Zuco (dalla terza declinazione latina Zuco, Zuconis > Palduino figlio di Zuco, vd. al punto 10), il che consente di ipotizzare con buona probabilità la derivazione in certi casi del cognome Zucconi da un nome personale Zuco
– in una terza pergamena del 1229 (pag. 206) viene citato un Iohannes Zuchelli, il che mi fa pensare che già in epoca così risalente si distinguessero varie forme cognominali discendenti dalla comune radice costituita dal nome personale Zuco
– in varie pergamene si parla del toponimo Disuculo che esita nell’attuale Zuclo (Zuhél in dialetto locale), di cui accenno nella pagina FUNDUS SUCCONIANUS alla voce su Mons Zucionis e che potrebbe spiegare l’origine anche del toponimo piacentino.

1175

5) Zucus de Rungirardo de Serlis. Viene citato più volte come “canevarius” (specie di ministro del tesoro) del monastero di san Pietro in Monte (BS) in “Codice diplomatico della Lombardia medievale“:

85
Attestationes testium
1175 luglio 6, Brescia.
Airaldo giudice de Sancta Agatha ordina al notaio Ambrogio ab Ortu di Montichiari di redigere in forma pubblica le testimonianze <in favore del monastero di San Pietro in Monte> escusse in propria presenza nella controversia tra Gandolfo de Selvagnona, sindaco dell’abate di S. Pietro e degli uomini di Serle, da una parte, e Malvezato, sindaco degli uomini di Nuvolera, dall’altra, <circa i diritti che le parti rivendicano sul monte Dragone> .

1178

6) Zuca de Porta Auriola. Porta Aurea, borgo o contrada. Costui e tutti quelli che seguono fino al vengono citati in “La documentazione dei vescovi di Trento (XI secolo – 1218)“, a cura di Emanuele Curzel e Gian Maria Varanini, Società editrice il Mulino, Bologna 2011.

19.
Anno 1178, indictione 11, die dominico 4 intrante marcio, in palatio, in Tridento. Testes Odoricus de Perzine, Ri/prandinus de Verona, Adelperius de Bolzano, Zuca de Porta Auriola et cetera…/

In questa documentazione, nell’indice, sono riportate le seguenti forme del nome:

Zuco/Çuco/Zoco/Zucho/Çucus:
– (persone con questo nome) 118, 158
– (de Bolbeno) 118
– de Cagno 36, 249
– can. eccl. Trid. 218
– de Cornaiano 28
– ioculator de Fisto 118
– de Formiano 54, 74, de Foro (!) dns
99, dns 121, 122
– de Magre f. q. Rodegerii 229
– de Mastrono 172, 173
– q. Mugai 114 (317)
– de Pergene 27
– presbiter 235
– de Pocenago sindicus et procurator
hominum Randene 186
– (Zuca) de Porta Auriola 19, de la Porta
49
– de Portule 192
– f. Artusii de Ranço de Garduno 227
– de Spinaboco 48
Çuchoi (il) 114 (322)

1181

7) Zuco de Pergene. Pergine val Sugana.

27.
1181 aprile 19, Pergine (Tn) Ulrico e Adelpreto suo fi glio cedono a Maria, fi glia di Ottone da Pradaglia, sposa di Adelpreto, beni del valore di mille lire di denari veronesi, dopo aver ricevuto da lei e da Malanotte da Bardolino suo zio tutti i suoi beni come dote.

…Interfuerunt Peregrinus et Otto de Beseno, Enricus de / Cald(o)nacio, Old(e)ricusd) de Castrobarco, Iordanus de Vivario et Guido et Tisolinus de / Murio, Rod(e)cherius de Livo, Zuco de Pergene, Ecilinus et Riprandus testes et alii plu/res. /…

8) Zuco de  Cornaiano. Cornaiano fraz. di Appiano (BZ).

28.
1181 maggio 31, Castel Firmiano (in comune di Appiano, Bz) Federico conte di Appiano, anche a nome dei fi gli Egnone canonico, Ulrico, Arnoldo e degli altri assenti, e Enrico conte di Appiano riconsegnano a Salomone, vescovo di Trento, il castello di Greifenstein e tutto quanto vi pertiene, il bosco di Renon, la corte di Vadena, il campo di Egna dove si preparano le zattere, due corti poste a Termeno, la corte di Magré, la fortifi cazione sotto roccia (corona) di Mezzo e la vena aurifera di Tassullo, in cambio di 1.400 lire veronesi, ottenendo inoltre dal vescovo l’investitura di tutti i beni che considerano loro antichi feudi.

… Gallus, Gotexalcus de Vuinecoz), Zuco de Cornaiano, Arnaldus P(ri)e de Balzano, Vuiderammus de Xolse…/

1185

9) Zuconis (Zuco) de Cagnao. Cagnò. Presente anche in un atto del 27 luglio 1216 nella forma Çuco de Cagno.

36.
1185 agosto 27, Bolzano
Enrico, conte di Appiano, riconsegna a Alberto, vescovo di Trento, i suoi beni posti a Breguzzo, Bondo e in tutta la pieve di Tione, miniere d’argento e uomini (eccettuati Galapino da Lodron, Gumpone da Madruzzo e Bozone da Stenico e quei vassalli che hanno il nome di milites); in cambio il vescovo gli concede in feudo retto la decima di Laces e aggiunge ottocento lire veronesi, per garantire il pagamento delle quali impegna i redditi dei possedimenti vescovili (curie) de Domo e di San Paolo <di Appiano>

… Zucolini de Verona, Ribaldi, Bertoldini, Zuconis et / Swikerie) de Cagnao,…/… Zuco / et Ribaldus de Cagnao…/

1190 

10) Zuccone de Spinaboco. Spinaboco potrebbe essere una località presso Riva oppure un soprannome.

1190 luglio 5, Riva del Garda (Tn): dà in locazione a Zuccone de Spinaboco un pezzo di terra vignata.

(((48.)))
1190 luglio 5, Riva del Garda (Tn)
Corrado, vescovo di Trento, concede a Zuccone de Spinaboco un pezzo di terra vignata posto <a Varone, frazione di Riva> sopra Santa Maria del Pernone, in cambio di un canone pari a un terzo del vino.

Anno 1190, indictione 8, die lune 5 intrante iullio, in Ripa, iuxta turrim episcopalem, in presentia domini Bal/drici et Pellegrini Paris infanti et domini Bouzonis de Steneco et cetera.
Dominus Conradus, episcopus Tridentinus, investivit / Zuconem de Spinaboco de pecia terre vidata, iacente in plano supra Sanctam Mariam de Pranono / ad tercium vinum, id est, ut videtur, addandam tertiam partem vini et cetera.

11) Çuco de la Porta.

((49.))
1190 agosto 15, Trento
I fratelli Gualcone e Warnerio prestano reciproca quietanza di quanto può essere dovuto dall’uno all’altro.

Anno Dominia) millesimo centesimo nonagessimo, indictione VIIIb), die XV intrante augusto, in Tridentina civitate, in palatio / domini episcopi, presente domino Conrado eiusdem domini episcopi capellano et domino Pesato, Çuco de la Porta et Albrigeto de la Porta et Petarino et Bundo fratribus…

1191

12) Çuconis de Furmigario.

(54.)
1191 giugno 24, Egna (Bz); 1191 <luglio> 2, Greifenstein (in comune di
San Genesio, Bz)
a. Su indicazione degli arbitri Warimberto da Arsio e Liebardo da Giovo si conclude la controversia tra Corrado, vescovo di Trento, da una parte e Giacomino e Ottone da Caldaro, suoi nipoti, dall’altra in merito alla decima posta nelle pertinenze di Corona <presso Cortaccia> e al pratum Sangonarium, che tenevano dall’episcopato; i nipoti riconsegnano i beni al vescovo mentre Corrado paga loro centocinquanta lire di moneta veronese.
b. Corrado, vescovo di Trento, dà in feudo retto a Petarino, che riceve anche a nome dei fratelli Preto, Bundo e Bertoldo, i beni che erano stati oggetto della lite; Petarino versa a Giacomino e Ottone da Caldaro centocinquanta lire.

(SN) In nomine Domini. Die secundo intrante mense iunii, indictione nona, in presentia Çuconis et Turengi / et Hermanni gastaldionis de Furmigario, Federici de Term(en)no, Henrici Swarci et Enrici / Cersi et Federici de Bauçano…

13) Arnoldo del fu Zucone da Mezzocorona.

1191 dicembre 7, Trento: Arnoldo del fu Zucone da Mezzocorona gli riconsegna i figli dei defunti fratelli Vitale e Faidano del fu Viviano da Fai e tutto quanto detiene in feudo a Fai.

1194 aprile 19, Trento: ottiene da Gumpolino del fu Zucone da Mezzo la riconsegna dei fi gli dei defunti fratelli Vitale e Faidano del fu Viviano da Fai.
E. CURZEL – G.M. VARANINI (edd), Codex Wangianus, n. 77.

1192

14) Zuco.

1192 settembre 21, Trento: dà in feudo a Zuco e a Girardo da Nago, rappresentanti della comunità di Nago, il diritto di controllo del porto di Torbole.
E. CURZEL – G.M. VARANINI (edd), Codex Wangianus, n. 68.

1195

15) Zuco de Formiano. Castel Firmiano.

74.
1195 marzo 2, Bolzano
Ulrico, preposito del monastero di Tegernsee, e Albano de Puosencheim, anome di Manigoldo, abate del monastero di Tegernsee, cedono a Corrado, vescovo di Trento, un vigneto posto in Albaro presso Bolzano; in cambio il vescovo cede loro una proprietà (curia), un tempo feudo del fu Folco da Bolzano, allora coltivata da Artuico, e un vigneto posto a Bolzano nella località detta Hurlah, presso il mulino di Corrado, fratello di Enrico Swarz.

…Hainricus de Rosenpah et Gotschalcus, omnes de Winecke, dommus Chuonradus, Zuco et Hermannus gas/taldio de Formiano, Reinpertus, Hainricus Swarze etfrater eius Chunradus, Fridericus de Winchele…

1200

16) Nicolò Zoccus.

1200 agosto 9, Trento: riceve da Nicolò Zoccus la riconsegna di un campo, posto a Canedum, e lo dà in feudo.
C. BELLONI (ed), Documenti trentini, appendice, n. 4.

1200 -1210

17) Zucho.

158.
<1200/1210>
Affitti in formaggio, cereali e bestiame dovuti da varie persone e località della val di Sole.

Nell’edizione vengono riprodotti i paragrafi presenti nel testo. È certamente da mettere in relazione con le locazioni (1210-1220) e l’urbario (1215) presenti nel Codex Wangianus (ff. 89-104), e forse fu redatto dalla stessa mano (quella di Ropreto); è però possibile che sia precedente, in quanto alcuni dei nomi qui riportati (Aulasinus, Albugo/Albutius, Lanfrancus) risultano già defunti rispettivamente negli anni 1211, 1212, 1215, e di alcuni altri (Vitalis del Feraio, Zucho) nel 1215 vengono citati i fi lii.

1202

18) Zoconis.

1202 marzo 4, Lengstein (it. Longostagno, fraz. di Renon, Bz); 1202 aprile <6>, in Ponte Novo <presso Cardano, Bz> Corrado, vescovo di Trento, e gli abitanti di Bolzano da una parte, e Corrado, vescovo di Bressanone, e gli abitanti di Bressanone dall’altra, si accordano circa i dazi dovuti ai due episcopati da parte dei rispettivi sudditi al dazio (teloneum) di Chiusa e a quello di Bolzano. I due vescovi confermano quindi personalmente le decisioni prese. (le lettere in esponente indicano diverse letture della medesima parola: alcuni al posto di Zoconis leggono Zuconis. nota mia)

Postea vero in predicto anno, indictione predicta, die veneriscx) intrante aprili, in Ponte Novo iuxta mansum Arnol/di et Remberticy) Mulli, in presencia domini Arnoldi de Rodanccz) etu) Willehelmida) de Velt(ur)sdb) et Purkardicu) de Sebenel) et Ottonis / de Weineket) et Zoconisdc) de Forov) et Albertidd) de Bozanode) fi lii domine Minne et Ulricidf) Munsciridg) et Albertidd) de Paudh) et Calho/hidi) et Chunradidj) de Weinekedk) et Arnoldi domine Minne et comitisdl) Egenonis et Ulricidm) de Gruanespergdn) et aliorum / multorum.

dc) A2, SCHWIND-DOPSCH, HUTER Zuconis

1205

19) Çuchus condam Mugai . Cadine.

114.
1205 aprile 23, Sopramonte (fraz. di Trento)
Di fronte a Masio, gastaldo vescovile, sedici uomini <della pieve> di Sopramonte dichiarano le rendite dovute al vescovo di Trento dagli uomini di Ovenum, Vigolo di Sopramonte, Cadine, Terlago, Covelo, Baselga di Sopramonte, Sardagna.

Iste sunt rima(nie) in Cadeno. Inprimis Çuchus / condam Mugai et fratres persol(vunt) unam rima(niam) omni anno. /

1207

20) Çuconis de Bolbeno et

21) Çuco ioculator de Fisto et

22) Çuco faber de Dosso. Lo iŏcŭlātŏr è un burlone, buffone (di corte?), o forse un giocoliere. Dossuclo (Zuclo).

(118.)
1207 giugno 26, Fisto (fraz. di Spiazzo Rendena, Tn)
Le comunità di Fisto e di Ches danno in locazione ad Oprando e a Copa, rappresentanti dell’ospedale di Santa Maria di Campiglio e di coloro che vi risiedono, un pezzo di terra, per l’affi tto di due pensa di formaggio o di uno e mezzo, se i proprietari non fossero in grado di garantire gli affi ttuari rispetto alle pretese degli uomini di Pinzolo.

(SN) In Christi nomine. Ano a nativitate Domini millesimo CC / VII, indictione V, die V exeunte mense iuni/i, in Fisto, in presentia Riprandi de Carisolo / et Çuconis et Gaudini et Markesini de Bolbeno et / Boç et Otolini de Dosucloa) et aliorum plurium testium rogatorum. Ibique / universitas de Fisto et de Cas, silicet Iohannes et Alb(er)icusb) et Li/terius et Çuco ioculator de Fisto, Iohannes de Acerbo et / Peregrinus et Bonefi nis et Otobonus et eius frater Martinus / de Strambo et Richelda et Otebonusc) Bitol et Ventura de / Lanço et Ferandus et Çuco et Çoanellus et Trentinus fa/ber et Iohannes de Dosso et Albertinus…

23) Oberto Zuco. In un documento del 1207 conservato nell’Archivio Capitolare di Castel San Giovanni (PC), che riporta un elenco di decime presentate dal Castaldo della pieve di Olubra (PC) nel 1202, compare questa che, per ora, è la forma e l’attestazione più antica del cognome nel territorio piacentino (sorprendentemente simile all’originale forma etrusca, rende l’idea di come venisse pronunciato l’antroponimo in volgare piacentino e viene pronunciato nell’attuale dialetto: Sucòn). Il personaggio viene citato accanto al nome del rio Panaro (rivo Panario), forse il confine del gastaldato, che scorre appena ad ovest di Sarmato (PC), nell’opera ottocentesca del Nicolli (“Della etimologia dei nomi di luogo degli stati ducali di Parma Piacenza e Guastalla“, Francesco Nicolli, tipografia Giuseppe Tedeschi, 1883, Piacenza).

Naturalmente avrebbe potuto evolvere anche in Zucchi, ma le considerazioni fatte al punto 3) penso si possano applicare anche a questo caso.

“…
Presentazione fatta dal Castaldo della Pieve Olubra d’ uno strumento di decime dell’ anno 1202.
Dall’ Archivio Capitolare di Castel S. Giovanni.
An. ducentesimo septimo indic decima die secund jun .. in presentia iacobi de rizolo . Rufini de azesio Savinus de fontana gastaldus plebis olubre detulit instrumentum decime . an millesim ducentes secund decìmquart jun. in placentina in fontana in ecclii S. Greg. de predo loco . . . Sandronus fuit confessus quod tenebat petiam terre in moiza . . coher a merid via . . . a sero eccle S. Barth. . alia vineata cum casamento in quo habitabat in burgo rognoso quoti et quam renebat a 8. Savino capitaneorum de fontana a sero S. Barth. . unam ipsius in rivo pa-nali .. Paulus de guiscardo fuit confessus … in rivo panale aliam in campo crose coher. S. Savin a nulla .. bedus ( rivus ) … al. in moiza unum bocuncellum in longuriis coher malaparcium unam in clausuram in burgo recluso coher via. . Gregorius robellus . . in casale . . aliam in càvega coher S. Barth et paucarum terrarum .. in fosa levata coh bedus et dixit quod audivit dici quod de toto hoc quod pauce te emet ( o empsisset ab oberto zuco in casali in rivo panario in rivo calegario alia in clausis alben. de boncigno .. strata romea .. Robert de Columbo .. in plana moize nicolaus de rivalta .. in caramello vinea crose .. in moza coher dom fullorum .. in fossa lovaria vinea in podio moise coh malvicini, via S. Savini aliam in rivo pomario coher do viustino al in monte de cantono. . de una petia in Zoncheto et do forenasco que est de ipsa tenuta coher dnici de Sarmata dom Follor .. tenebat ab eccla S. Barth petiam terre in lengresiis coher. s. bart et in lemnasiis . . item ad viam novam Guil. de guastono confessus quoti fama erat per fontem qua sic vadit strata usque ad calvorum et sic vadit via nova usque in beodum.. unam clausuram coheret illorum de rotofredo* jo: fomarius hanc cartam mortificatam refeci ..
* Rottofredo e non già Rottofreno, come avvisammo più volte. V. Riscontri pag. 54 ec. ma non avvertiamo quivi ogni fiata le lezioni che giustificano le nostre asserzioni sui nomi di luogo avvisate in quell’ opuscolo.”

1208

24) Çuco de Fo(r)mia(n)no. Castel Firmiano. Citato in “La documentazione dei vescovi di Trento (XI secolo – 1218)“, a cura di Emanuele Curzel e Gian Maria Varanini, Società editrice il Mulino, Bologna 2011.

(121.)
1208 gennaio 7, Greifenstein (in comune di San Genesio, Bz)
Adelpreto della fu domina Mina riconsegna a Federico, vescovo <di Trento>, tutte le entrate in natura e denaro e tutti i beni mobili che ha ricavato dai beni del fu Arnoldo de domina Mina, fatti salvi i propri diritti.

Fide(iussor) dominus Çuco de Fo(r)mia(n)no, a die qua cepit ideme) Arnoldus infi r/mari….

1210 -1212

25) Zucone de Portule. Portolo fraz. di Pergine. Citato in “La documentazione dei vescovi di Trento (XI secolo – 1218)“, a cura di Emanuele Curzel e Gian Maria Varanini, Società editrice il Mulino, Bologna 2011.

(((192.)))
1210/1212
Urbario dell’episcopato trentino, con elencazione di quanto dovuto da varie località dell’Alta Valsugana, dei dintorni della città, della valle dell’Adige, della val di Non e delle Giudicarie.

Si trattava probabilmente di un registro nel quale erano assemblati materiali di diversa natura e datazione: l’autore del non breve regesto settecentesco qui riportato segnala la presenza di documenti datati al 1212, 1210 giugno 10 e 1212 ottobre 16; nell’ultima parte vi si trovava anche una copia dello Scriptum de dandis septimanis, presente pure nel Codex Wangianus, del quale esiste anche una copia pergamenacea, qui collocata come doc. 193 e datata ipoteticamente al 1212.

…item dominus Adelpretus de Perzine intromisit de novo rimaniam dimidiam de Zucone de Por/tule

1211

26) filii condam Çuconis de Mastrono.

172.
1211 dicembre 16, Castel Campo (fraz. di Lomaso, Tn)
Giambono Loscus del fu Lazzarino da Marcè vende ad Armanno del fu Federico da Campo due pezzi di terra a prato, posti in Çono, per tre lire e dodici soldi di denari veronesi.

…prima petia iacet in Çono, coheret ei de lat(eribus) a(m)bobus idem emptor, de I capite filii condam Çuconis / de Mastrono, de alio rio;…

27) Çuconis, filii Wicmarii. Sempre nella stessa tesi riportata al punto 4), a pag. 147 viene citato questo personaggio, il cui padre presenta ancora un nome di origine germanica, come uno dei testimoni di una rinuncia e locazione del 19 febbraio 1211, presso Trento:

16
RINUNCIA E LOCAZIONE
1211 febbraio 19, Trento, coro della cattedrale
Aldradinus riconsegna nelle mani di dominus Turcone decano del Capitolo della cattedrale di Trento, che riceve a nome dell’intero Capitolo, un appezzamento vignato, che teneva in feudo dal Capitolo, situato sopra la chiesa di S. Bartolomeo, affinchè i canonici ne investano dominus Perone, canonico della cattedrale di Trento, che lo riceve a nome di Gotemanus cognato dello stesso Aldradinus e di sua moglie Adeleyta, in cambio di un affitto annuo di un’orna di vino bianco (misura dei canonici). Turcone concede, quindi, l’appezzamento a Perone ad consuetudinem locacionis domorum mercati Tridenti.
Notaio: Ribaldus del sacro palazzo.
Originale, ADT, ACap,capsa 45, rotoli 1 [A]. Sul verso: mano del secolo XVI(Pincio): “1211 Investitura domini Peronis canonici de una petia terrę arativę super Sanctum Bartholomeum cum affictu unius urnę vini capitulo. Altarista S. Augustini”; mano C:Nova: “Capsa nova, nova”; mano del secolo XIX/XX(Zanolini): “C. 45”; mano del secolo XX: “1211”; mano del secolo XX, a matita: “1”. Si segnala la presenza di un attergato non più leggibile coperto da quello del Pincio.
Edizione in L. SANTIFALLER, Urkunden, n. 18. R e g e s t o in E. CURZEL, I documenti, n. 29.
Pergamena di mm 135×400. In buono stato di conservazione.
In Christi nomine, die sabati X exeunte mense februario, ina / Tridentina civitate, in choro ecclesie Sancti Vigilii, / in presentia … Çuconis filii domini / Wicmarii, …”

Naturalmente la forma “Çuconis” potrebbe non aver dato origine ad alcun cognome, ma l’uso della Ç come iniziale depone a favore di una pronuncia sibilante sorda o sonora, come già appurato in altri casi, e quindi riconduce al nostro cognome anche questo, nome o soprannome che sia.

Lo stesso Çucone è presente anche in un atto di investitura del 5-25 febbraio 1214 (pag. 153):

18
INVESTITURA
1214 febbraio 5-25, [Trento, coro della cattedrale] – Cavrasto, nella casa di Bontempus da Cavrasto Federico [Wanga], vescovo di Trento, vicario regalis aule, legato per tutta l’Italia, canonico e decano di Trento, assieme ai domini Corrado presbiter, cappellano e obliarius, Ottone da Povo presbiter, Martino Nigrus, Martino de Pedibus cappellano, Gerardo arcidiacono, Gerardo, Gisloldo, Zanebello, Aduino, Federico Pantarana, Abelino, Perone, Enrico da Crompach, Trintino Rubeus, Trintino Amichi, Çuco, Ancio, Odolrico e Gisloldino canonici, concede a Pellegrino del fu dominus Alberto da Stenico ad rectum feodum, quanto precedentemente concesso da Turco, decano, ad Alberto, suo padre (contenuto nell’instrumentum infeudationis redatto da Erço notaio nel 1202491, di cui è riportato un estratto), cioè la decima di Preore e le rendite destinate ai canonici provenienti dalle pievi di Tione, Rendena, Condino, Bleggio e Lomaso, in cambio di un affitto annuo di 35 lire di veronesi. Il 25 febbraio, Pellegrino, con il consenso di Guglielmo de Silano, suo curatore, concede in feudo agli abitanti di Preore quanto concessogli dai canonici.
Notaio: Erceto di Federico imperatore.
Originale, ADT, ACap,capsa 23, n. 12/a [A]. Copia autentica redatta da Alberto del fu Martino de Floriis da Mantova, notaio, il 15 maggio 1342, sottoscritta anche da Ziraldino Viviani da Preore, in Archivio Comunale di Condino, AC, n. 1 [B]. Copia autentica redatta nel 1495 sulla base della copia del 1342, sottoscritta da Antonio del fu ser Bartolomeo a Berlina, Giovanni figlio di ser Giacomo Cheletta da Povo e Francesco del fu Domenico Gelphus, notai, in ADT, ADT, ACap,capsa 23, n. 12/b [C]. Sul recto, nei margini superiore e inferiore: timbro. Sul verso: mano del secolo XIII/XIV: “investitura de quadam decima de Pravoro”, “carta feodi Pelegrini de Stenego a canonicis Tridentinis”, “carte et iura super decima de Prevorio ad Capitulum spectantia”; mano del secolo XVIII(Alberti): “de anno 1207”, “n. 12”; mano del secolo XIX(Zanolini): C. 23, sectio I, n. 12/a, originale mutilo”; mano del secolo XX:
“1214 (1207)”; mano del secolo XX, a matita: “1207”.
Edizione in V. ZANOLINI, Nuove spigolature d’archivio, pp. 25-27; F. BIANCHINI, Le più antiche pergamene, n. 3.
Traduzione in I. LEONARDI, La decima di Preore, pp. 53-67. R e g e s t o in F. HUTER, Tiroler Urkundenbuch, II, n. 648; E. CURZEL, I documenti, nn. 33.
Pergamena di mm 380×600. In discreto stato di conservazione. La pergamena è strappata sul lato destro; per questo al termine di ogni riga viene segnalata una lacuna di cui non è riportata la lunghezza in nota, ma che si può stimare di circa 130 mm e che può essere colmata grazie alle copie.
“(SN) In nomine Domini nostri Iesu Christi, anno eius Nativitatis millesimo ducentessimo quarto decimo, indictione secunda, die mercurii V intrante mense februario [in Tridentina civitate, in choro ecclesie Beati Vigilii martiris Christi,] / presentibus … Trintino Amichi, Çucone, Ancio et Odlrico atque Gisloldino canonicis…”

1212

28) Çucone de Pocenago.

186.
1212 giugno 8, Trento
Federico vescovo di Trento, per estinguere il debito contratto con Brescia dal suo predecessore Corrado, stipula un patto con gli abitanti della val Rendena: per i due placiti annuali dovranno pagare 260 lire veronesi, trenta lire pro extimatione dei maiali e delle mucche, e 120 montoni; il gastaldo dovrà recarsi a riscuotere le tasse e ad amministrare loro la giustizia solo una sola volta all’anno e con un seguito massimo di nove persone a cavallo, trattenendosi a loro spese due giorni soltanto per ogni decania; in cambio il vescovo riceve dagli uomini della val Rendena 3.300 lire veronesi.

…talem pactum et concordium fecit cum hominibus suis de Randena, exceptis illis qui pertinent ad scariam, et cum Ventura de Vigo et Çucone de Pocenago et Iohanne Bran/cabaldo, sindicis et procuratoribus dictorum hominum Randene, sicut per publicum apparebat instrumentum:…

29) Çucone.

218.
1214 settembre 7, Trento
Federico, vescovo di Trento, concede a Giovanni, converso di San Tommaso di Romeno, il suo uomo Domenico Pevrellus; costui dipenderà solo dalla chiesa di San Tommaso, e non dovrà obbedire ad altri, né essere costretto a pagare contribuzioni al gastaldo o ai ministeriali. Il vescovo concede quindi gli stessi privilegi a Giovanni stesso e ai suoi successori che serviranno detta chiesa.

Çucone atque Odolrico filio domini Peregrini, canonicis Tridentine ecclesie…

1215

30) Çuco/Çucone figlio di Artusio da Ronzo. Ronzo fraz. di Ronzo/Chienis. Citato in “La documentazione dei vescovi di Trento (XI secolo – 1218)“, a cura di Emanuele Curzel e Gian Maria Varanini, Società editrice il Mulino, Bologna 2011.

(227.)
1215 marzo 24, Trento
Bonifacino da Garduno riconsegna a Federico, vescovo di Trento, i suoi diritti sulla persona di Domalfollus da Rovereto e dei suoi eredi, perché sia dato in feudo retto a Giacomo da Lizzana; Giacomo da Lizzana riconsegna invece Artusio da Ronzo e i suoi figli Zuccone, Adelperio e Boca perché siano dati in feudo retto a Bonifacino da Garduno

…Item incontinenti dictus dominus Iacobus de Liçana / reffutavit omne ius et omnes acciones et racciones, quod et quas ha/bebat in Artusio et filiis Artusii de Ranço de Gardu/no, scilicet Çuco et Adelperio et Boca, cum omnibus eorum / bonis mobilibus et inmobilibus; ita tamen quod dominus episcopus debe/at investire dominum Bonifacinum de Garduno de supra/scriptis filiis Artusii, de Çucone et de Adelperio et Boca / et de eorum bonis in integrum. Unde dominus episcopus ad rectum feodum / investivit dictum dominum Bonifacinum de suprascriptis hominibus et de / eorum bonis mobilibus et inmobilibus…

31) Çuco de Mag(r)e, filius condam Rodegerii.

(229.)
1215 maggio 9, <Trento>
Çuco del fu Ruggero da Magré riconsegna a Pietro gastaldo mezzo piovo di terra, posto a Magré; viene concesso a Ailewardus Maminga, alle stesse condizioni delle altre terre dell’episcopato. Nello stesso modo Litoldo scario riconsegna un campo posto presso Teloum, che viene concesso a Bernardo Ronc; l’affi tto è di venti lire.

Reffut(acionem) fecit Çuco de Mag(r)e, fi lius / condam Rodegerii, in Petrum gastald(ionem), et ipse investivit Ailewardum Mamin/ga et ad illud ius aliarum terrarum episcopi de medio plovo in Mag(r)e sup(ra) Aldelper de ecclesia, / a c(apite) Concius de Faogna, ab Gotefredus et cetera.

32) P(res)b(i)t(er) / Çuco.

235.
1215
Dichiarazioni riguardanti le rendite del vescovo di Trento in varie località del Lomaso e del Bleggio.

…P(res)b(i)t(er) / Çuco et suos consortes III modios anone….

1218

33) Pelegrini de Çuça. Çuça è una località che oggi si chiama Giugia, la riporto perché è indicativo di come può essersi evoluta anche in G la Ç.

272.
1218 giugno 12, Stenico (Tn)
Per ordine di Pellegrino del fu Alberto da Stenico Corrado, suo fi glio Bocognolus e altri dichiarano quali sono i feudi che Pellegrino detiene e le sue proprietà allodiali.

…homines domini Pelegrini de Çuça tenentur a domino Briano da Castelbarco

34) Çuconis de Bocenago et filii Riprandus et Pellegrinus. Citato in “La documentazione dei vescovi di Trento (XI secolo – 1218)“, a cura di Emanuele Curzel e Gian Maria Varanini, Società editrice il Mulino, Bologna 2011.

278.
1218 ottobre 20, Pelugo (Tn)
Maria moglie di Bocenago e sua procuratrice vende a Oprando, converso dell’ospedale di Santa Maria di Campiglio, un pezzo di terra a prato con metà di una casa, posto ad Riuncolo, per dieci lire di denari veronesi. Maria dichiara di vendere per pagare il debito di Bocenago. Pellegrino figlio di Zuccone dà il suo consenso alla vendita rinunciando ai suoi diritti.

A(nno) D(omini) M CC XVIII, indictione VI, die XII exeunte hoctub(ri), in Peluco, in domo Pellegrini filii / Çuconis de Bocenago, in presentia Çaneboni filii Battardi, Riprandi filii condam Çuconis, Bona/ inscigne filii condam Fraule et al(iorum) qui fue(runt) rogati testes et specialiter ad hoc convocati…/… Quam vend(icionem) Pellegrinus filius Çuconis consensit et loquelam dedit et omne suum ius quod ipse in suprascripta vendicione / habebat renuntiavit, et iuravit suprascripta Maria ad sancta Dei evangelia per se et per suprascriptum Bocenagum / et per suos heredes ita fi rmum habere et tenere semper hanc car(tam), ut dictum est per omniaj) / superius…

1231

35) Çuconis caliarii. Sempre nella tesi di cui al punto 4), viene citato in un atto del 1231, ma non è possibile stabilire se si tratti del medesimo che compare nelle precedenti pergamene. In questo caso viene indicato anche il mestiere: caliarius, cioè caligarius = ciabattino, calzolaio.

46
TESTAMENTO
1231 settembre 10497, Trento, nella casa di Anselmino del fu Lançafamus Acelus, presbiter, canonico di Trento, fa testamento. Istituisce Benvenuta, sua consanguinea, figlia del fu Enrico, propria erede e stabilisce che Benvenuta paghi 50 lire di denari veronesi per la sepoltura, il settimo e il trigesimo; lascia, tra l’altro, alla chiesa di S. Vigilio un casamentum situato [a Trento, in località] in Dom e un affitto di 15 soldi di denari veronesi, costituito sulla casa dei figli del fu Lançafamus, situata intus Portelle domini Pelegrini.
Notaio: Rolandino detto Çacaranus, notaio di Ottone re.
Originale, ADT, ACap,capsa Testamenti, lunghi/b, n. 2 [A]. Sul verso, mano del secolo XIII: “Cartas bonas de omnibus per me factas”; mano di inizio secolo XVI: “1231 fratres S. Crucis et moniales S. Clarȩ tenentur perpetuo dare unam brentam vini pro aniversario domini Acelli canonici in ecclesia S. Vigilii”; mano di fine secolo XVI: “Testamentum reverendi domini Acceli canonici Tridentini in quo legavit quedam vinealia ecclesiae Sanctae Crucis et conventui Sancti Michaelis super quibus dicti conventus teneatur solvere urnam unam Tridenti vini buliti officio Aniversariorum pro aniversario dicti domini Accelli annuatim fiendo in ecclesia cathedrali Tridenti de anno 1231”; mano del secolo XIX: “pro fabrica, n. 4”; mano del secolo XIX: “C. Nova, testamenta”; mano del secolo XX: “1231”; mano del secolo XX, a matita: “2”. Si segnala la presenza di un attergato del secolo XIII non leggibile.
Edizione in L. V. SANTIFALLER, Urkunden und Forschungen, n. 25. Regesto in E. CURZEL, I documenti, n. 96.
Pergamena di mm 230×265, in buono stato di conservazione.
“(SN) Anno Domini millesimo ducentesimo trigesimo primo, indicione quarta, die dominico X intrante / septembri, Tridenti, in domo Anselmini filii quondam Lançafami, in presencia domini … Iohannis ferarii, Çuco/nis caliarii, Pexati caliarii, Odolrici, Martini campanarii et aliorum testium et specialiter / ad hoc convocatorum rogatorum.”

1227

36) Zuchono De Agnello. Podestà di Novara ricordato anche per la fondazione di Borgoagnello tra il 1227 ed il 1237, frazione di Paruzzaro (NO). In questo caso Zuchono è un nome proprio, come si può leggere in “il Notiziario del Burchvif , n° 27 anno 2014, a pagina 38, articolo “La fondazione dei borghi nuovi”, di B. Radice, confrontandolo con i nomi di altri podestà del medesimo periodo che fondarono altri borghi intorno a Novara:

“I Borghi creati ex novo da Novara sono:
Borgomanero fondato dal Podesta Jacobus Maynerius
Borgo Agnello fondato dal podestà Zuchono de Agnello dal 1227 al 1237.
Borgo Mandello (oggi Mandello Vitta) fondato da Robaconte di Mandello nel 1232
Borgo Pietrasanta fondato dal podestà Guiscardo da Pietrasanta nel 1255
Borgolavezzaro fondato dal Podestà Peracha Lavezarius nel 1255.
Borgo Oleggio (Oleggio)
Erano Borghi franchi, anche se non nuovi:
Borgofranco di Lupiate (poi Borgo Ticino), Borgo Cerro, Borgo Gaudiani (Gozzano)”

ed ancora:

“Dell’antico borgo medioevale rimangono solo due porte in muratura con conci lavorati a scalpello e ciottoli di fiume disposti a spina di pasce: una si trova a sud della SS142, verso Gattico, e l’altra a nord, verso Paruzzaro (frazione San Grato). Secondo recenti studi la località venne fondata nel 1237 dal Podestà di Novara Zuchono de Agnello, in un’epoca in cui la città si contendeva le terre circostanti con i Conti di Biandrate, i Da Castello ed il Capitolo di San Giulio. Il borgo a pianta quadrata, era diviso regolarmente in quattro quartieri, protetto da terrapieni sormontati da palizzata e dotato di quattro torri con porta in muratura. Venne completamente smantellato nel 1358 da Galeazzo II Visconti e da allora mai più ricostruito.” (http://www.amiciparcoticino.it/wp-content/uploads/2019/05/Carta-Ticino_Lagoni.pdf)

ed ancora, in “Atti e memorie della R. Accademia Virgiliana di Mantova“, volume primo, 1908, si riporta una pergamena del 1232 in cui compare quella che sembra proprio essere il medesimo Zuchono de Agnello di cui sopra:

Pagina n 85

1232 — penultimo Luglio, presenti D. Martino di S. Pancrazio diocesi di Parma, D. Zuchono de Agnelli, Redulfino giudice di Lagnaria e Locheta di Verona ed altri, in Palazzo Vescovile. Quivi D. Andrea chierico di D. Ottone di S. Nicolò in Carcere Tulliano diacono cardinale, da parte di D. Giacomo eletto Prenestinese e di D. Ottone suddetto legati pontifici, presenta al Vescovo Guidotto di Mantova i giovanitti Folcherino di D. Gio. Ingannamaiori, Tebaldino di D. Brunamonte figlio di D. Pegorario e Riprandino di Bonfante de Nago per ostaggi della tregua dal Conte di Verona e dalla sua parte fatta. Siano essi custoditi da esso Vescovo che riceve que’ fanciulli per custodirli e restituirli a chi gli ha commesso tale custodia.

1230

37) De Columbassio Zuchonus. Biografia degli Uomini Illustri tortonesi, Giacomo Carnevale, ed. Pietro Vitali 1838, a pag. 113 riporta che nell’anno 1230 questo personaggio fu uno dei 4 consoli di Tortona. In questo caso però il cognome (o il patronimico) è De Columbassio (attestato in seguito come Colombassi), mentre Zuchonus dovrebbe essere il suo nome personale, come fa pensare il modo in cui vengono trascritti anche gli altri tre consoli, posponendo il nome al cognome: De Valvassorius Clapucius, De Schenardo Boxia, De Musso Nicolosius. Non avendo mai trovato il cognome usato come nome personale devo sospendere il giudizio sui motivi per cui in questo caso invece succede, è possibile tuttavia che, per questa zona ed in questo secolo, la fissazione del cognome non fosse avvenuta ancora in modo definitivo e che l’oscillazione da gentilizio a nome personale, a soprannome, a nome apposto fosse ancora in corso.

1235

38) Palduino filio condam Zuconis. Come già anticipato al punto 4), nella stessa tesi di cui sopra compare come testimone di una locazione in una pergamena del 4 ottobre 1235 questo Palduino, figlio del defunto (condam = quondam) Zuco (Zuconis è il genitivo). Se si tratti dello stesso Zuco del 1160 e dello stesso Çuco del 1211 non è possibile dire, ma colpisce la frequenza con cui il nome si ripete. In questo testo poi c’è la prova che la Ç fosse utilizzata per indicare la pronuncia sorda della Z, come si evince dal nome Macelinus de Bolçano, cioè Macelino da Bolzano.

55
LOCAZIONE
1235 ottobre 4, Appiano, davanti alla esscaria dei canonici, in località Rubeneid
Dominus Ecardus, canonico, canipario dei canonici, a nome di tutto il Capitolo, concede in locazione ad Olderico stazonerius un appezzamento di terra a viti, situata a Cornaiano/Girland, in cambio di un affitto annuo di un carro di vino bianco, incaricando Bertramo, figlio di dominus Macelinus, di mettere Olderico in possesso.
Notaio: Gabardo del sacro palazzo.
Originale, ASTN, Capitolo del duomo, n. 20 [A]. Sul recto, mano del secolo XX, a matita: “20”. Sul verso, mano del secolo XIV: “Inquire de isto […]”; mano del secolo XV: “I plautrum de vinea in Girland pro venerabili Capitulo”, “inquatur in Gurlano, queratur si fuit bona Karban”, “3”; mano del secolo XVIII: “Locatio perpetualis in Eppiano de anno 1235”, mano del secolo XX, a matita: “20”.
Edizione in C. AUSSERER, Regestum, n. 23; in F. HUTER, Tiroler Urkundenbuch, III, n. 1035. Regesto O. STOLZ,
Die Ausbreitung, II, p. 28, n. 104; E. CURZEL, I documenti, n. 118; M. STENICO, scheda Sias.
Pergamena di mm 140×265, in buono stato di conservazione.
“(SN) Anno Domini millesimo ducentesimo XXXV, indicione VIII, die iovis IIII intrante octubri, / in plebatu Piani, ante esscariam dominorum canonicorum Tridentinorum, in qua moratur / dominus Macelinus de Bolçano, in loco ubi dicitur Rubenigo, presentibus … Palduino filio condam Zuconis, …”

1245

39) Zoccus filius Marchi. Citato in una pergamena del 6 giugno1245, siglata in santa Maria Novella a Firenze, nell’ambito di una disputa tra Chiesa ed eretici catari e patarini di quel periodo nel capoluogo toscano.

1247

40) Nicolò de Zuchone. Notaio palatino che roga a Verona il testamento di Nicolò del fu Adelardino di Lendenara (Lendinara, RO), presente in una pergamena del 4 gennaio 1247 nell’ambito dell’ “ARCHIVIO SEGRETO ESTENSE, Casa e Stato, Documenti riguardanti la Casa e lo Stato Membranacei (cass. 1 – 4)“, edito dall’Archivio di Stato di Modena.

41) Albertino de Çuco. Citato in una Sentenza del 7 febbraio 1247, a Trento. Pergamena riportata nella tesi di cui al punto 4).

99
SENTENZA
1247 febbraio 7, [Trento], in palatio episcopatus Filippo de Aleo da Cremona, giudice e assessor di dominus Sodegerio da Tito podestà di Trento e dell’episcopato pronuncia sentenza, assolvendo Corrado da Portolo e Albertino da Serso, rappresentanti degli abitanti di Portolo, Serso e Viarago, nella causa che li vede contrapposti a Giacomo e Aicardo, procuratori dei canonici e a Enrico da Pietraplana e Seneca de Wadale, rappresentanti della comunità di Povo, per il taglio di alcuni alberi sul monte di Fierozzo. Filippo condanna invece Bertoldo di Pietro decimano a pagare 25 soldi a Giacomo e Aicardo per aver raccolto 20 carri di legna senza averne diritto. Condanna infine Giacomo, Aicardo, Enrico e Seneca a pagare entro 20 giorni 18 lire di veronesi a Corrado e Albertino per le spese processuali; e Albertino e Corrado a pagare sempre entro 20 giorni 20 lire agli altri rappresentanti per le spese dovute per la condanna di Bertoldo.
Notaio: Rolandino detto Çacharanus, notaio del re Ottone.
Copia autentica redatta da Francesco del fu Enrico notaio da Viarago, notaio del sacro palazzo, su licenza di
Odorico detto Bellutus, giudice, vicario e faciens rationem al posto di Enrico vescovo di Trento nel 1318, ADT, ACap,capsa 23,
n. 32 [B]. Sul verso: mano del secolo XIV: “Non valet pro episcopatu”, “[…] Capitulum de monte Floroci”; mano del
secolo XVIII(Alberti): “Divissio super monte Flarotii pro Capitulo, 1318, n. 32”; mano del secolo XIX(Zanolini): “c. 23, n.
32”; mano del secolo XX(Abram): “Capsa 23 n. 32”.
Edizione parziale in G. GEROLA, Alcuni documenti, n. 3; R e g e s t o in E. CURZEL, I documenti, n. 206.
Pergamena di mm 260×475. In discreto stato di conservazione. Uno strappo in alto a destra impedisce la lettura di parte delle prime righe.
“…Vivianum, Iacobinum, Albertinum de Çuco, Altemanum, Bertholdum de Bochino, Iohannem Cava[…]/bellum…”

1263

42) Fosco Zucconi. Teste in un atto del 27 agosto 1263 relativo a vendite di beni in territorio di Vignale Monferrato (AL) al monastero di Rivalta (TO) (Cartari di Rivalta, II-213).

1269

43) Petrus Zucha de Canevanova. Citato in una Consignatio del 2 maggio 1269 (giovedì) relativa a beni del monastero di Santa Maria di Teodote siti nel territorio ad est di Voghera. Da non escludere che si tratti di un antenato del Zuchonus citato in una Consignatio successiva del 1346, presente anch’essa in “I beni del monastero di S. Maria Teodote di Pavia nel territorio circostante Voghera ed a Zenevredo (Pavia) dalle origini al 1346. Ricerche di storia agraria medioevale” Laura De Angelis Cappabianca, presente in Studi di storia medioevale e di diplomatica, edita dall’Università degli Studi di Milano e Pearson-Mondadori, anno 1980, vol. 5. Se così fosse, la forma Zucha sarebbe poi esitata in Zuchonus nel giro di pochi decenni.

1278

44) Zucho 
45) Bonefacius detto Zuchonus. Due atti notarili del 1278, uno redatto a Verona l’altro a Padova, vedono il primo come testimone ed il secondo come erede. Riportati entrambi in “L’architettura della chiesa di S. Fermo Maggiore di Verona”, Gianpaolo Trevisan, 1999, manifestano un nome nel primo caso ed un soprannome nel secondo:

100. 1278 febbraio 18 e febbraio 25. Verona, in contrada S. Stefano davanti alla chiesa. Testimoni: Homobonus chierico e Facius del fu Zucho et Andreas del fu Bonaventure di S. Stefano. Pasquale del fu Conradus vende un terreno in Valdonega ad Antonius del fu Dondus di Mantova. Segue atto per presa di possesso da parte dell’aquirente. Notaio: Yrechus di Lafranchus.
Originale. Nel verso: mano del sec. XVI «Emptio Antonii q. Dondi de Mantua a Pasquale q[…]»; mano del sec. XVII-XVIII «1278: 18 feb.°S:Steffano n. 4».
126. 1287 maggio 18. Padova, nella curia vescovile. Testimoni: Rizardus del fu Rodulfus di Lendenara, Iohannes Naso e Iohannes de Radivo nunzi della curia vescovile di Padova. Nicholaus detto Poçius del fu Bonefacius detto Zuchonus del fu Albertus Caxadevacha di San Bonifacio di Verona, ora abitante in Padova nella contrata della chiesa maggiore, nomina frate Pietro, servente nel convento dei minori di Verona, suo procuratore a ricevere i beni lasciatigli per testamento dal padre Bonifacius in Verona. Notaio: Bonhomus del fu Iohannes.
Originale. Nel verso: mano del sec. XIV «Procura domini Nicholay a domini Zuchoni»; mano del sec. XVI «Procura domini Nicolai Casadevaca de Padua»; mano del sec. XVIII «1287:18 maggio Diversi n. 24».

1288

46) Zuchoni Greci. In una pagina di un sito web dedicato alla genealogia della famiglia De Judicibus, viene citato questo personaggio in un atto del 1288 dove compare tra i consiglieri del Podestà del comune di Como. Se Greci è il cognome, come lascia pensare il modo in cui vengono riportati i nominativi degli altri consiglieri, allora anche in questo caso Zuchonus è un nome proprio:

Como, 25 maggio 1288
Un rappresentante del vescovo Federico di Coira chiede al Podestà e ai consiglieri di Como di risolvere la disputa sull’eredità di Corrado di Porta di Castelmur perché le sue figlie non hanno rispettato l’accordo di arbitrato concluso con il vescovo…/…Balzari de Birago potestatis comunis Cumane et Petri Rusche nunc vicarii dni. Luterii Rusche potestatis populi Cumani et Sperancii de Piro | potestatis partis Rustonorum, ac Henrici de Olzate et Guillielmi de Guilizono iurisperitorum, Vali Fice, Dalfe de Oldradis, Petri de Piro, Girardi Pazi, | Alberti de Interlignis, Nicole de Orcho, Zuchoni Greci, Romerii de Puteo, Petri de Leuco, Pochobelli de Iudicibus, Isachi de S. Benedicto et Guillelmi de | Nouezano civium Cuman. consiliariorum ad consilium camere communis…

1336

47) Zuchoni Ferrarii. In “Carte trecentesche del monastero di Sassoballaro“, F. Bertolli e G. Armocida, presente nella Rivista della Società Storica Varesina, fasc. XII, anno 1975, a pag. 143-145 vengono riportati due atti del 12 novembre 1336 redatti ad Angera (VA) da “…Girardinus notarius filius quondam Zuchoni Ferrarii, de burgo Angleria…”, cioè il notaio Girardino Ferrari identifica sé stesso in calce agli atti come figlio del fu Zuchonus Ferrari, aggiungendo così un altro caso di nome proprio.

1346

48) Zuchonus de Canevanova. In “I beni del monastero di S. Maria Teodote di Pavia nel territorio circostante Voghera ed a Zenevredo (Pavia) dalle origini al 1346. Ricerche di storia agraria medioevale” Laura De Angelis Cappabianca, presente in Studi di storia medioevale e di diplomatica, edita dall’Università degli Studi di Milano e Pearson-Mondadori, anno 1980, vol. 5, pag. 15 e seguenti, viene citato a pag. 143 svariate volte, in un atto del 22 maggio 1346, in burgo Viquerie (Voghera), questo esponente di una delle famiglie nobili più antiche di Pavia e di Voghera (PV), i Canevanova. È possibile che si tratti di un discendente di quel Petrus Zucha citato sopra nell’atto del 1269.

1346

49) Ambrosius de Zuchono. Viene citato in una pergamena custodita presso l’archivio dell’Ospedale Maggiore di Milano, tra i frati dei Convegni del terz’ordine degli Umiliati che cedono tutti i beni per la costruzione dell’ospedale di san Benedetto e Bernardo in Milano, in data 24 aprile 1346, numero XVI A.

XVI A.
Arch. Osp. Magg. Milano, Pergamene.
1346 aprile 24; Milano.
I ministri e i frati dei Convegni del terz’ordine degli Umiliati, cioè del Senedochio, di porta Orientale, di porta Nuova, di porta Cumana, di porta Vercellina, di porta Ticinese, di porta Romana, cedono tutti i beni posseduti dai singoli Convegni per la creazione di un ospedale, che ne raccolga gli obblighi di beneficenza e ne perpetui la memoria col nome di “Ospedale dei santi Benedetto e Bernardo dei Convegni del ierz’ordine degli Umiliati”.

50) Zucho de Zuchis. Citato in una quietanza, a Bergamo (“Regesti del comune di Bergamo“), potrebbe trattarsi di una prima forma più antica del cognome plasmato su un nome proprio.

Nei Regesti il cognome “Zuchi” è molto presente ed è più probabile che abbia dato origine al cognome “Zucchi” (come si legge in un atto del 1386, dove il cognome del notaio viene scritto co due C: de Zucchis, vd. sotto), tuttavia il nome proprio “Zucho”, da cui sicuramente deriva il cognome, attraverso un semplice accrescitivo -one/-oni può essere l’origine anche del cognome “Zucconi”, così come con un diminutivo -ino/-ini può essere la base del cognome “Zucchini” (vd. sotto), come testimoniato in due atti del 1369 e del 1422, dove si legge il soprannome “Zuchinus” (in altri atti è invece un nome proprio). In un atto successivo, lo stesso in cui compare il notaio “de Zucchis”, il soprannome della medesima persona viene scritto “Zicchino”. Anche l’aggiunta di un vezzeggiativo come -ello/-elli avrebbe dato origine al cognome “Zucchelli”, presente in alcuni atti ed ancora molto diffuso nel bergamasco.

Questo antroponimo testimonia comunque che esistesse un siffatto nome medievale, in uso anche nel secolo successivo, il cui significato però non può essere quello derisorio legato alla zucca, poiché non avrebbe avuto senso attribuire ad un neonato caratteristiche (sordità, ottusità, testardaggine, stupidità, ignoranza) che possono manifestarsi solo in un adulto.

Questi Regesti sono interessanti anche perché vi compare un atto del 1519 in cui si legge un soprannome, “Zucha” (vd. sotto), attribuito al padre di un notaio che viene chiamato “maestro”: Domenico del fu maestro Antonio “Zucha” de Albertonibus di Vertova (cognome non più presente in quella città, ma in altre della provincia di Bergamo). In questo caso, quello che è sicuramente un soprannome, viene attribuito ad un “maestro”, quindi ad una persona istruita e non stupida, perciò l’epiteto difficilmente può essere inteso in senso denigratorio, ma dimostrerebbe piuttosto l’uso nel senso di “persona dotata di una gran testa, molto intelligente”:

489
Instrumentum liberationis

1346 dicembre 10. Bergamo, sotto il Palazzo del Comune
Quietanza rilasciata da Arderigo fu Zucho de Zuchis di Bergamo a Pietro fu Martino olim Pietro de Opullo, di Valdimania, per il pagamento di £ 3, sol. 8 e den. 8, canone per l’anno corrente dell’affitto di una pezza di terra sita in Valdimania, contrada “de Opullo”.
notaio: Alze (de) Mafeo, missus regis
Originale; atto singolo; f.1, membr.; 150×150; latino
Conservazione: buona

839
Instrumentum consolti
1369 giugno 9. Bergamo, vicinia di Sant’Agata, “in domo habitacionis heredum dom. Aydini de Lanzis”
A tergo due brevi regesti di mano pressochè coeva.
Investitura di tutti i propri beni fatta da Lanzia fu Aydino fu Lanzia de Lanzis di Bergamo in Gislina fu Gisalberto d. “Zuchinus” de Suardis di Bergamo, sua sposa, a titolo di pegno per la di lei dote di £ 275.
notaio: Mozzo (de) Giovanni fu Bertulino d. “Cochus”
Originale; atto singolo; f.1, membr.; 350×217; latino
Conservazione: buona
segnatura vecchia

830
Capitulum testamenti
1386 ottobre 5. Trescore, “in contrata u. dic. in Bazago sive ad Turim, in quadam camera cubiculari sita in hospicio habitacionis testatricis”
A tergo due brevi regesti di mano pressochè coeva, seguiti da un regesto più ampio in italiano di mano del sec. XVIII.
Estratto del testamento di Gislina fu “miles” Zicchino de Suardis di Bergamo, vedova di Lanzia fu Aydino de Lanzis di Bergamo, rogato dallo stesso notaio nello stesso giorno, e in cui è stato istituito erede Pezolo figlio del detto Aydino, ed è stato disposto un lascito di £ 100 al Convento dei Frati Predicatori di Bergamo, da pagarsi in 5 rate annue di £ 20.
notaio: Zucchis (de) Viscardo di Giovanni, di Trescore
notaio autenticante: Viscardo di Giovanni de Zucchis di Trescore
Copia per estratto; atto singolo; f.1, membr.; 321×209; latino
Conservazione: buona
segnatura vecchia: filza 2 n° 52

865
Parabula
1422 dicembre 4. Bergamo, sotto il Palazzo del Comune, “ad banchum iuris sapientis viri dom.Laurencii de Castoldis de Monte Alto locum tenentis dom. Vicarii dom. Potestatis”
Licenza concessa da Lorenzo de Castoldis de Monte Alto, luogotenente del Vicario del Podestà di Bergamo, su richiesta di Bombeno d. “Sigezius” de Dalmasonibus, di procedere al pignoramento dei beni di Francesco d. “Zuchinus” de Solario fino all’ammontare di £ 20, somma al cui pagamento era stato condannato da Bertolameo de Hosinciis de Casuprana, allora vicario del Podestà, per l’investitura ricevuta dallo stesso Bombeno con atto rogato dal notaio Giovanni fu Azuello de ZuchiS.
notaio: Adrara (de) Betino di Simone
Originale; atto singolo; f.1, membr.; 230×154; latino
Conservazione: discreta; danni: ingiallimento del supporto

748.2
“Instrumentum absolutionis et liberationis”
1519 marzo 11. Vertova, “in domo iuris infrascr. mag. Iohannis scita in contrata de Bernacio”
Di seguito e sullo stesso supporto di 748.1 (a partire dal secondo foglio).
Liberazione reciproca dagli obblighi assunti l’uno verso l’altro compiuta da Barieno fu Oberto d. “Zerutus” de Moronibus di Vertova e maestro Giovanni fu maestro Pellegrino d. “Scaramilia” de Gerbis di Gazzaniga, ab. a Vertova.
notaio: Calcaneis de Cazamalo (de) Defendo di maestro Bartolomeo
Originale
Note:
Segue sottoscrizione di conferma del notaio Domenico fu maestro Antonio “Zucha” de Albertonibus di Vertova, relativa solo a questo secondo atto, in un piccolo foglio di pergamena (il 4°) appositamente aggiunto

1347

51) Çuconi. 1347 a Treviso.

1352

52) Francesco o Cecco Zuchono. In “SAN DOMENICO IN BOLOGNA CRONOLOGIA acquisti, vendite, lavori ed eventi connessi” a cura di Tarcisio, 2012, viene citato: 

1352: Francesco o Cecco Zuchono ripara l’ancona dell’altar maggiore; si lavora nella cappella di san Procolo; mastro Bianco fa la volta della cappella di santa Caterina; frate Giovanni Acario dipinge un altare e l’ancona dell’altar maggiore; fra Simone restaura l’altare di san Giacomo; fu eseguito il tetto a travatura scoperta (Malaguzzi p. 177).

Si tratta dello stesso Checcho Zuchono de Medesano citato in “GIORNALE DELLE ENTRATE E DELLE USCITE DEL CONVENTO DI SAN DOMENICO IN BOLOGNA“, a cura di Renzo Noventa, Baskerville Bologna 2015, insieme a Nanni Zuchono (un fratello?) ed al figlio Petro:

DEM239-052r
1. Anno Domini M CCC L II die VII mensis januarii. Ego frater Albertus
2. incepi facere offitium procurarie tempore fratris Francissi de Aurichalcho prioris Bononiae
3. Iste sunt itro expensse mensis januarii
4. In primis VII die januarii habuit mulier de ovis scilicet Margarita libras IX solidos VI
5. Item eodem die concessi mutuo Checho Zuchono de Medesano et pro memoriali libras VI solidos X

DEM239-054r
1. Expensse mensis februarii…
33. Item IIII die dedi mutuo Nanni Zuchoni de Medesano solidos XL

DEM239-062r
1. Expense mensis julii…
18. Item eidem pro reparatura medalis ubi habitat Chechus Zuchonus solidos XX

DEM239-062v
1. Expense mensis julii…
15. Item dedi Checho Zuchono pro reparatione anchone altaris maioris solidos VI

DEM239-081r
1. Mensis junii…
49. Item dedi Checho Zuchone pro runchatura bladum solidos X

1353

DEM239-082r
1. M CCC L III mesis julii, mensis augusti…
21. Item petro filio Chechi Zuchoni pro gabella unius curus bladi solidos III

1356

53) Zuchoni de Paravisino. Nel sito web della Associazione Storico Culturale Sant’Agostino di Cassago Brianza (LC) è pubblicato un atto dell’ 8 agosto 1356 in cui “per decreto di Cristoforo de Buzachis de Regio Vicario della Martesana all’epoca di Bernabò Visconti, le singole Comunità della Pieve di Missaglia consegnano al Prevosto ed al Capitolo i beni appartenenti alla Pieve”. Un certo “domini Zuchoni de Paravisino” viene citato come confinante di terreni di proprietà della pieve, ma in questo caso si tratta di un soprannome di un possidente di Parravicino (CO), infatti è probabile che si tratti dello stesso personaggio che compare nel testamento del 14 marzo 1348 del vescovo di Bologna Beltramino Parravicino, nato verso la fine del 1200 nel castello di Casiglio (CO) o a Milano da Stefano Parravicino (esponente di un ramo della famiglia Pallavicini) e morto ad Avignone l’1 agosto 1351. In quel documento, riportato in “Società storica comense (Italia), R. Deputazione di storia patria per la Lombardia, Sezione di Como, Periodico, volume 6“, a cura di Francesco Fossati, ed. Società storica comense – 1888, si cita come fratello del de cuius un certo “Guglielmino detto Zuccone” che curò il trasferimento della salma da Avignone alla chiesa di S. Maria Assunta di Casiglio, dove si trova citato anche nella lapide del sepolcro col solo soprannome (grassetto mio):

Vir in Cristo reverendus D.(ominus) Beltraminus de Casilio
dormit in hoc tumulo tumulatus MCCCLI, die VII augusti.
In Curia Romana diem suum clausit extremum. Indul-
gentiam unius anni et quadraginta dierum huic sue
ecclesie impetravit et bononiensi ecclesie ubi episcopus.
D.(ominus) Zucconus frater eius fecit fieri hoc opus

Nel testamento, a venir scelti come legati per ereditarne alcuni importanti libri, sono “Antoniolo” e “Steffanolo”, figli di “Gulielmi dicti Zuchoni”.
Così nel testo originale rogato dal notaio Alberto Giacomo de Borcken, a pag 55 (grassetto mio):

“…
Item lego Antoniolo fillio Gulielmi dicti Zuchoni fratris mei digestum meum vetus et digestum meum novum qui sunt maioris pretij et volumen iuris civillis et librum decretalium cartis conligninatis copertum et decretum meum antiquum et lecturam ostiensem in duobus voluminibus conscriptam. Steffanolo vero eiusdem fratris mei fillio lego librum meum Codicis pulcriorem et Infortiatum meum antiquum et Inocentium meum ac librum meum decretalium cuius secundus quinter nus incipit abbati sancti victoris ultimus vero incipit appositis, et omnes apparatus quos habeo super sexto libro decretalium, et testum Clementinarum et aparatum Iohannis Andree super eis et decretum meum pulcrius quod habuero tempore mortis mee nec non alegationes juris in cartis edinis in uno volumine conscriptas. Reliquos autem omnes libros meos cuiuscumque scientie et facultatis quos alij seu alijs non legavi, lego Antoniolo et Steffannolo predictis nec non omnibus alijs fillijs maschulis natis et nasituris predicti fratris mei, inter ipsos flllios secundum eorum extimationem equaliter dividendos….”

Questo caso conferma l’uso del soprannome che, con buona probabilità, doveva avere anche un significato non ingiurioso se un ricco e nobile discendente di una casata antichissima, quella dei Pallavicini, accettava di venir registrato col solo soprannome su di una lapide esposta in una chiesa.

1358

54) Guglielmo. Di soprannome (detto…) fa Zuco ed è figlio di Stefano di Casale (probabilmente Casale Val Taro, frazione del poscritto comune non lontano dal monte Zuccone), abitante a “Turnulo”, cioè Tornolo (PR), nel 1358, come documentato dai Regesti Landi e citato dal “Dizionario storico dei cognomi della val Taro“, Giuliano Mortali, edizioni TLC 2005. L’autore riferisce di non aver trovato altre notizie relative a persone con questo cognome, ma nei regesti è presente anche un Giovanni Zuchi (che potrebbe aver dato origine in seguito al cognome Zucchi), citato come confinante nel 1391 per un fitto di terreni a Caboara mentre, a proposito del cognome Zucconi, asserisce provenga da Borgotaro e cita due casi di inizio ‘900 provenienti da Compiano e trasferitisi a Fontana Bonadi (1915) ed a Cavignaga (1907).

1364

55) Zuchoni de Gluxio. In un atto del 1 marzo 1364 rintracciabile nel Registrum Magnum del Comune di Piacenza (edito a cura di E. Falconi e R. Peveri, su iniziativa della Cassa di Risparmio di Piacenza, ed. Giuffrè, Milano 1988, vol. IV pag. 650) viene citato come notaio insieme ad altri per testimoniare e sottoscrivere la cancellazione di un debito del Comune di Piacenza verso Bernabò e Galeazzo Visconti. Alla riga 30 dell’atto n°. 1257 si dice che Zuchoni de Gluxio (<Gluxiano>Giussano?) vive in porte Cumensis (l’attuale Porta Garibaldi) a Milano. Dovrebbe trattarsi di un periodo in cui i cognomi si sono già formati, ma è difficile dire se Zuchoni sia un cognome od un nome personale e se Gluxio indichi solo la provenienza (cosa assai probabile) o sia un cognome già fissato: tra gli altri notai infatti ce n’è uno di cui sicuramente si cita nome e cognome (Laurenci Pasqualis porte Ticinensis: non essendo preceduto dal de, che di solito indica una provenienza geografica, Pasqualis potrebbe essere un cognome) ed un altro che proviene sempre da Gluxio di cui si cita un nome solo (Iohannoli de Gluxio porte Nove: anche in questo caso difficile dire se si tratti di nome o già di cognome). In un atto del 26 gennaio 1197, a Reggio Emilia (n°. 47, rigo 6, vol. I pag. 87), compare tra i testimoni un Zuchelle Villanni (Zucchello Villani), il cui nome testimonia come la zucca comparisse anche nei nomi propri.

1364

56) Accio Zucco. Letterato nato e morto a Sommacampagna (VR) tra il XIV ed il XV secolo, noto per la sua traduzione delle favole di Esopo, la cui prima trascrizione risale al 1462. Così in “L’Ésope d’Accio Zucco – Édition du manuscrit Correr 1029” tesi di laurea della dott.ssa Stefania Martini, Università di Ca Foscari, Venezia 2014:

Il est possible d’avoir quelques informations biographiques sur Accio
Zucco par trois actes notariaux gardés à l’Archivio di Stato de Vérone. Les deux
premiers, qui datent de 1364 et de 1372, ont été publiés par Zoppi (1903 : 77-
78)1
et lui ont permis d’identifier la famille de cet auteur. Le troisième acte a été
découvert et publié plus récemment et concerne un homme qui est peut-être le
fils d’Accio (Riva 1969 : 155)2
.
Ce lettré véronais fut fils de Manfredo, lequel fut originaire de
Sommacampagne de la province de Vérone. Celui-ci quitta ce village pour
s’installer dans la ville, où il travailla comme campsor3
et, dès 1342, obtint les
rôles de procuratore4
et de fattor generale5
des Della Scala. Mistruzzi (1916 :
85) suppose qu’il mourut en 1358.
En plus d’Accio, Manfredo eut trois fils, dont le plus célèbre fut Gidino de
Sommacampagne6
. 1 « Açonem condam d.ni Manfredi de Summacampanea » (1364) ; « consenciente Açone
dicto Zucho frat[r]e infrascripti Fantini et filio condam d.ni Manfredi de Summacampanea
de guaita ferabobum » (1372) (Zoppi 1903 : 77).
2 « Magister Brunonus speciarius quondam domini Azonis de Summacampanea » (Riva
1969 : 155).
3 « Campsor, Ugutio : Nummularius, monetarius, mensarius. Nostris Changeur » (Du Cange
1883-1887).
4 « Procurator, Vicarius, locum tenens, qui alterius vice res gerit » (Du Cange 1883-1887).
5 « Factor, Qui res alterius agit, vel ejus nomine administrat, Ital. Fattore ; unde Factoriust,
ad hujusmodi procuratorem spectans » (Du Cange 1883-1887).
6 Gidino de Sommacampagne naquit entre 1320 et 1330. Il obtint des fonctions
importantes dans la cour véronaise pendant la domination de Cangrande II et devint
« factor, exactor et gubernator omnium ecclesiarum vacancium veronensium » en 1357.
Avec la mort du seigneur, assassiné par son frère Cansignorio, il fut emprisonné pendant
quelques années. Après sa libération, il reprit la carrière politique, laquelle poursuivit avec
succès, surtout quand les fils de Cansignorio, Antonio et Bartolomeo II, devinrent les
seigneurs. Mais la situation politique et économique de Vérone était difficile et les
Carraresi et les Visconti conquirent la ville en 1387. Le dernier acte qui nomme Gidino
date du 1388 et il n’est pas possible de savoir ce qui lui arriva.
Il écrivit le traité Trattato dei Ritmi Volgari, qui fut longtemps considéré une vulgarisation
du traité latin Summa artis rytmici vulgaris dictaminis de Antonio da Tempo, mais qui est
« molto di più di una volgarizzazione della Summa del Da Tempo, anche un metodo di
pratico di far scuola di versi – il Trattato ha tutto l’aspetto di una corrente ‘lezione’ di
versificazione » (Riva 1969 : 136).

1367

57) Zuchoni. In “Due verbali del consiglio maggiore del comune di Verona in età scaligera (giugno e settembre 1367)“, Gian Maria Varanini, Reti medievali – 2014, si citano negli elenchi dei consiglieri, che parteciparono alle sedute del consiglio maggiore del comune di Verona nel 1367, due cittadini: Gabriel draperius (mercante di stoffe) quondam ser Bartholomei Zuchoni de Omnibus Sanctis e Bonaventura notarius quondam domini Bonifacii de Zucono de S. Agnese foris. In questi due casi si tratta di un cognome già formato.

1375 – 1421

58) Giovanni de Zuchono. Cognome o patronimico di un cappellano, che resse tra il 1375 ed il 1421 una cappellania istituita da Ottorino Grilli nel battistero di San Giovanni, pieve di Varese (Storia della Basilica di San Vittore Martire, Varese):

“L’interesse degli strati eminenti della popolazione per l’antico battistero si concretizzò durante il Trecento nella fondazione di due benefici di cappellania. Una cappellania fu eretta nel 1340 da Lorenzo de Sapore all’altare di S. Alberto; un’altra, dedicata a Tutti i santi, venne istituita nel 1358/1359 da Ottorino Grilli, già canonico di S. Vittore e divenuto in seguito camerario del vescovo di Ferrara Guido da Baisio. Il Grilli riservò ad alcuni membri della sua famiglia il diritto di nomina del cappellano, il quale doveva essere sacerdote per assolvere all’obbligo della celebrazione di una Messa quotidiana. Il primo titolare noto, prete Francesco, è documentato nel 1371; dal 1375 al 1421 gli subentrò Giovanni de Zuchono.”

1386

59)l. clxvii s. xi Martinus condam (= quondam = fu) Albertini olim (= fu) Dini Zuchoni, Dominichus condam Iacobi olim Radaldi Çuchoni” : questo estratto da un registro d’estimo redatto nel 1386 a Crevalcore (BO), presente nella “Rassegna storica crevalcorese” del 7 giugno 2009 a pag. 23, mostra quali fossero le forme scritte di un cognome già consolidato in quel periodo e forse anche prima dato che, di ciascun “fumante” (termine con cui venivano designati i capi famiglia), vengono indicati i nomi di padre (condam) e nonno (olim). In particolare la ch prima della vocale o potrebbe indicare una pronuncia aspirata, mentre interessante è la forma del cognome con la iniziale ç.

È curioso che nello stesso documento due cognomi identici registrati uno di seguito all’altro vengano trascritti in modo diverso, ma avrebbe potuto dipendere dalla pronuncia (sicuramente dialettale) dei dichiaranti o dalla volontà dello scriba di distinguere i due nuclei familiari.

1390

60) Georgino de Zuchono. In “Rivista delle biblioteche e degli archivi” di Guido Biagi, 1900 Firenze, periodico di viene citato, come testimone di un contratto di famulato, questo Giorgino prevosto, figlio di Pietro, notaio abitante a Milano nella parrocchia di san Bartolomeo in Porta Nuova:

…Actum in Ecclesia Sanctae Teglae Mediolani presente prevete Georgino de Zuchono filio domini Petri porta novae Sancti Bartolamei intus Mediolani notario…

1406

61) Cellolus de Zuchono. In “Codice visconteo-sforzesco, ossia raccolta di leggi, decreti e lettere …” di Carlo Morbio, 1846 Milano, viene citato in un atto del 1406.

1406 – 1411

62) Achilolus de Zuchono. In 1350 Marchiolus e Petrus de Cassago sono iscritti alla Società dei Mercanti di Monza” tratto da STATUTI DELLA SOCIETA’ DEI MERCANTI DI MONZA ora messi per la prima volta a stampa Monza, Tipografia Corbetta 1891, si cita questo personaggio tra i mercanti di Cassago ed Oriano che ricevono la conferma del diritto a continuare i propri commerci sulla piazza di Monza per il periodo dal 1406 al 1411.

1409 – 1415

63) Rosso de Zuchono. Viene citato diverse volte in “Un inedito registro di Pandolfo Malatesta – XV sec.“, di Elisabetta Conti, ateneo di scienze lettere ed arti, Brescia 1991, insieme a Bertolino. Compare anche la forma del cognome in Zuchò. Da segnalare il fatto che nello stesso elenco compaiono alcuni de Zuchino e de Zuchi, il che costituisce un’ulteriore prova he Zucco, con i suoi accrescitivi, diminutivi, vezzeggiativi, fosse un nome proprio. Tale registro risale al periodo in cui il Malatesta ottenne la signoria di Brescia. 

III (f. 3 r.)
MOccccviiijO die xi mensis febr.
Questi si é li benii prestathi a infras.” nominati in l’ano ss.'”…/
…/Rosso de Zuchono dé daro a lu prestato per somenza some – qr. ij fabe

VIII (f. 17 v.)
Questo si è el vino che ò recevuto day manenti in lo anno MOccccxiiijO adì xv sept. extemat per Betino Pezuga e Zovanino del Pola e Zovanino Scanabarilo e Bevegnuto de Mondino e e1 Coffeto de Nigolin e Lorenzo de Gambi zò fo fato in cara xviiijO e zerl. trey de vino
Item per renzedo de vino meschio si como apar in li manenti infras.” car.do e zer. sex del ss.'” vino mesgio car. ij zer. vi
Item per vino recevuto e1 qual erano prestato ay manenti zo è car. sex e zer. novo del ss.” vino governato in caneva cum apar in f. xij per fina a f. xvi…/
…/(f. 19 r.)
Rosso de Zuchono à dato per renzeto zerl. t<r>ey de vino
car. – zer. iij

XII (f. 30 v)
Questi si stati li olivi che sono recolti in l’ano MOccccxiiijO et extemati adì xij de novembr. per Betino Pezuga et per Cofeto de Nigolis e Lorenzo de Gambi in soma somi des novo e qr. cinque e meza some xviiijO qr. v ’12…/
…/ Roso de Zuchono à dato some e qr. una some – qr. i

XIV (f. 43 r.)
Questi sont li biavi prestadi de l’anno MOcccxiiijO areschoder de MOccccxv day manenti infrast.” al dì xv de sept…/
…/ Rosso de Zuchono dé dar per some una e quarte una de form. some i qr. i f.”

XVI.2 (f. 72 v.)
Questo è al vino e1 qual e’ò recevuto day manenti infras.” per renzeto de l’anno MOccccxv zoè
Roso de Zuchò à dato zer. undes de vino zer. xi 

64) Bertolino de Zuchono.

XVI.2 (f. 72 v.)
Questo è al vino e1 qual e’ò recevuto day manenti infras.” per renzeto de l’anno MOccccxv zoè…/
…/Bertolino de Zuchono à dato zer. meza de vino car. – zer. i ½

XVIII.1 (f. 76 v.)
MOccccxv adì xiiij del septembr.
Questi si è li somenzi prestati a manenti de la Vale de Ysé zoè ay infras.” manenti a rescoder de l’anno Moccccxvi vz…/

…/ Bertolì de Zuchò dé dar per somenzi a lù prestadi adì xxv de otover qr. quater de form. some – qr. iiijO f.”
Item adì viij de zenar qr. trey de orzo some – qr. iij orzo
Item adì ss.'” qr. una de cisergia some – qr. i cisergia
Item dé dare per pes xxx ½ de fenij per S. i per pes die vi de marzo
l. i S. x d. vi
Item dé dare die xi aprilij per pes xxiij per s. i per pese
l. i S. iij d. – 

1414

65) Franceschini de Zuchonibus de Cene. Citato nei “Regesti del comune di Bergamo“, l’ablativo plurale testimonia di un cognome già formato di una famiglia di Cene (BG), presso la cui bottega di speziali (farmacia) venne redatto il rogito:

786
Instrumentum venditionis
1414 gennaio 25. Bergamo, vicinia di San Pancrazio, “in quadam stacione spiciarie Franceschini de Zuchonibus de Cene spiciarii”
A tergo regesto di mano del notaio scrittore; inoltre cfr. doc. n. 785. Alcune parole della parte terminale del testo sono state ripassate con inchiostro nero.
Vendita fatta da Benedetto di Maifredo dela Gesia di Endenna, cittadino di Bergamo, al notaio rogante, agente a nome di Franceschina fu Guglielmo de Suardis, vedova di Marco de Lanzis, in presenza e con il consenso di Giacomo fu Zeneto de Guadis di Bergamo, rappresentante anche il fratello Guglielmo, di una pezza di terra aratoria e vitata di pert. 18 sita in territorio di Calve “contratarum Pergami” in località “in Via Binde”, confinante ad W con la roggia Morlana, e della relativa decima, al prezzo di £ 350.
notaio: Vianova (de) Bertolamino di Giovanni, scriba della Curia Vescovile
Originale; atto singolo; ff.2, membr.; 1238×212; latino
Conservazione: discreta; danni: lacerazioni ai margini

1415

66) Iohaninus dictus Zuchonus. E’ attestato negli Estimi del Sale di Parma del 1415 nella località di Varano Marchesi (PR) ed altri due nuclei (Zuchonus) sono presenti a Colorno (PR) sia negli estimi del 1415, sia in quelli del 1461. La redazione di questi documenti, conservati presso l’archivio di Modena, avvenne per volere degli Estensi, durante il periodo del loro dominio sul comune di Parma (1409-1420). (notizie tratte da “Guida alle origini dei cognomi parmigiani“, Roberta Roberti, ed. P.P.S. – 1998). Non ho ancora potuto vedere l’incartamento originale, ma sembra trattarsi più di un soprannome che di un cognome, mentre per i nuclei di Colorno, data la conservazione almeno fino al 1461, mi sembra più probabile fosse un cognome.

1443

67) Antonio fu Giovanni de Mazuchonibus. Sebbene il cognome sia qui Mazzucconi, riporto l’atto a testimonianza della coesistenza dei due cognomi nella stessa area. Sempre dai “Regesti del comune di Bergamo“:

407
Instrumentum liberationis
1443 giugno 13. Bergamo, vicinia di Sant’Eufemia, “super fonte scito super Mercato Veteri, super quo redditur ius per dom. consulles Paratici Mercatorum Pergami”
A tergo regesto di mano del notaio scrittore.
Quietanza rilasciata da Antonio fu Giovanni de Mazuchonibus a Giovanni fu Pietro de Lanciis, cittadino di Bergamo, per il pagamento in oro di 50 ducati veneziani, in restituzione di un prestito.
notaio: Baniatis (de) Benato fu Marchesino d.”Pallus”
Originale; atto singolo; f.1, membr.; 374×208; latino
Conservazione: discreta; danni: lievi lacerazioni al margine sin.

1446

68) Dominicum quondam Zuchoni. All’interno di un saggio sul Vescovo di Luni Francesco da Pietrasanta, pubblicato sul Giornale Ligustico nel 1892 dallo storico Giovanni Sforza, in un atto del 4 febbraio 1446 si trova a pag. 51 questo Domenico figlio del fu Zuchoni, probabilmente un nome proprio, citato come confinante di un terreno oggetto di scambio tra il comune di Castelnovo Magra (SP) ed il Vescovo. 

“Convenzioni e transazioni tra il comune di Castelnovo di Magra e Francesco da Pietrasanta vescovo di Luni.
In Christi nomine, amen. Anno incarnationis eiusdem millesimo quadringentesimo quadragesimo sexto, indictione decima, die vero quarto mensis februarii, secundum cursum terre Pontremuli Lunensis dioecesis…/…Item, petia una terre campive posita in pertinentiis Castrinovi in loco dicto al Cafazio iuxta Dominicum quondam Zuchoni et nemus Communis, que fuit predicti Bernardini libera ut supra…”

1447

69) Giovani Zucconi di Dionigi. In “Studi di Storia Medioevale e di Diplomatica“, n. s. I (2017)” Rivista del Dipartimento di Studi Storici – Università degli Studi di Milano https://riviste.unimi.it/index.php/SSMD, “Pro impetrandis pecuniis”. Nove liste di prestatori milanesi del 1451, di Maria Nadia Covini, si legge:

Zucconi, Giovanni
3. p.N. Iohannes de Zuchono ducati 500
Giovanni Zucconi di Dionigi era titolare di un banco di cambio in Broletto e fu nel Consiglio dei Novecento della Repubblica Ambrosiana, porta Nuova, parrocchia di S. Silvestro 452
452 Ibidem (luglio 1447); CeNGARLe, Feudi e feudatari, p. 428, n. 286 (teste in atto del 1439); DeL BO, Banca e politica, pp. 83, 97 e 212.

1449

70) Antonio da Camatte, detto Zuchoni. Compare in un Indice dei nomi di persona e famiglia, località, istituzioni e cariche, dignità ecclesiastiche ed autori citati relativo ai “RODOLI, INSTRUMENTI E ATTI DI PUBBLICHE AUTORITÀ. 1232-1569“, raccolta di atti di autorità del comune di Padova, conservati presso l’Archivio della Veneranda Arca di S. Antonio. L’atto è del 29 aprile 1449 ed il soprannome Zuchoni è attribuito ad uno solo dei due personaggi citati, che di cognome fa Camaciis. Tuttavia quest’ultimo potrebbe essere solo un’indicazione di provenienza: Camatte, frazione di Bolzano Vicentino (VI).

“50. I massari dell’Arca, accettando in tribunale un precedente atto risalente ai Carraresi, concedono in livello perpetuo rinnovabile a Zanetto Petri e ad Antonio, detto Zuchoni, de Camaciis beni in Anguillara (Anguillara (PD)) (1449 apr. 29)”.

Ma nello stesso indice si può trovare anche un altro cognome simile, che potrebbe essere una storpiatura od una diversa grafia:

“21. «Emptio camporum positorum in districtu et territorio Ferrariense que nihil spectat ad Archam: meo iuditio tamen dicitur que est in hereditate domine Lucie de Zocho, qui pervenit ad Archam beati Antonii» (1425 mar. 15)”.

1450

71) Zanna Zucho
72) Leone Zucho
73) Cattanio Zucho
74) Donato Zucho
. In “PRESENTAZIONE DEL SECONDO REGISTRO DELLE MISSIVE” ed in “Registro missive sforzesco n.3” e “Registro missive sforzesco n.4” si citano i seguenti personaggi:

132
FRANCESCO SFORZA ORDINA VENGANO TRATTENUTE TRE PERSONE IN ATTESA DI SUE DISPOSIZIONI
1450 agosto 18, Lodi
Iacobo de Alferiis.
Iacomo, volimo servi ogni via et modo a te possibile de fare che honestamente tu habii nelle mane uno chiamato Zanna, figliolo de Leone Zucho, un altro Cattanio suo fratello et un altro nipote de Donato, che sta alla Cassinaza in Vallera, l’altri dui sopradicti stanno in Vallera; li qualli tutti tri volimo debii far ben guardare et tenere in districto. Et facto questo, ne advissa noy, perchè te advisaremo quello doveray fare de loro. Et questa cosa fa che tu la governi cum boni modi ad ciò che non andaseno in sinistro.
Laude, die xviii augusti 1450.
Cichus.

75) Petro Zuchono.

133
SI INFORMA IL DUCA DELLA IMPOSSIBILITÀ DI FORNIRE DATI CERTI SUI VANTATI PRIVILEGI DEI FRATELLI FRANCESCO E GUIDO VISCONTI. SI RICORDA CHE NOTIZIE SI POTREBBERO AVERE SUI PREDETTI PER IL LORO RICORSO AL CONSIGLO SEGRETO PER POTER VENDERE IL SALE AI LORO UOMINI AL PREZZO DA LORO FISSATO, VANTANDO ANCHE IN QUESTA MATERIA AMPI PRIVILEGI IMPERIALI. SI ALLEGANO DATI SUI LUOGHI (DEI QUALI VENGONO INDICATI I FUOCHI E LE ENTRATE) RIVENDICATI DAI SUDDETTI FRATELLI COME A LORO SOGGETTI
1450 luglio 24, Milano …/
…/Grillasica fa pur de fochi lx, et lo illustrissimo signore passato la dedi ad goldere ad Petro Zuchono per certi dinari che lui exbursò; et ne cavava el dicto Petro del dicto luocho più de libre cc l’anno. Vergià è poco locho et è dela dicta pieve de Soma; et quilli altri lochi dela dicta sono dato in scripto per li dicti fratelli, hanno deli fochi più de xxx che non hanno dato in scripto…/

76) Iohanni di Zuchi.

1128
FRANCESCO SFORZA COMANDA AL PODESTÀ DI PAVIA E A GRACINO DE PISCAROLO DI NON PIÙ PROCEDERE CONTRO GIANANTONIO DE PICALONI, FUGGITO CON UN RONZINO DI GIOVANNI ZUCCHI
1450 dicembre 12, Lodi.
Potestati Papie et Gracino de Piscarolo.
Non obstante quanto nuy ve havimo per altre scripto dovesti procedere contra Zohanne Antonio de Picaloni de quella nostra cità de Pavia, qualle s’era fugito da Iohanni di Zuchi, citadino de Cremona et cancellero del spectabile Matheo da Capua, et menatogli via uno roncino, per modo ch’el dicto roncino fose restituto a Francesco, fratello del dicto Zohanne, volimo et ve cometemo non debiati procedere più altramente, né fare altra novità contra el dicto Zohanne Antonio, se non ve scrivemo altro et, s’el dicto France sco voI dire cosa alcuna, vegna da nuy che le faremo ministrare rasone.
Laude, xii decembris 1450.
Cichus. 

77) Zuchono da Favenza. Probabilmente lo stesso Zuchono registrato nell’atto del 1468, a Piacenza (vd.sotto).

48
FRANCESCO SFORZA COMANDA A GIOVANNI CRISTIANI DI DARE A ZUCONO DA FAENZA, NELLA PIEVE DI SAN GIULIANO, TERRITORIO DI MELEGNANO, SISTEMAZIONE PER NOVE CAVALLI E NOVE UOMINI, DANDO MENSILMENTE AI PRIMI STRAME E AGLI ALTRI DUE STAIA DI FRUMENTO
1450 ottobre 11, Milano.
Iohanni de Christianis.
Scriptum fuit Iohanni predicto quod deberet providere Zuchono de Faventia de alloggiamento in plebe Sancti Zuliani territorii Marignani, pro equis novem et totidem buchis vivis, de stramine et frumento pro qualibet bucca ad rationem duorum stariorum Laudensium pro singulo mense.
Mediolani, xii octobris 1450.

1167FRANCESCO SFORZA COMANDA AL REFERENDARIO E AL TESORIERE DI PIACENZA DI DARE IL DOVUTO AI DUE UOMINI D’ARME, CARLO DA LUGO E ZUCCONO DA FAENZA
1450 dicembre 14, Lodi.
Refrendario et thesaurario Placentie.
Se gravano et lamentano Carlo da Lugo et Zuchono da Favenza, nostri homini d’arme, che non ponno consequire li soy denari dela consignatione gli è facta lì como site informati, del che non sapimo chi imputare se non voy, che usate negligentia far pagare a chi deve pagare. Pertanto volimo et vi commandiamo che fazati fare tale executione che li dicti homini d’arme vengano ad essere pagati senza più dilatione, né habiano più cagione recorrere a noy per dicta cagione.
Laude, xiiii decembris 1450.
Cichus.

360
FRANCESCO SFORZA SCRIVE ALL’ARMIGERO DUCALE ZUCCONO DA FAENZA CHE, PER ESSERE LUI E I SUOI IGNARI DEI COSTUMI LOCALI, PERDONA LORO IL FURTO COMMESSO NEL MULINO PRESSO SARMEDO DEL CONTE ALBERTO SCOTTO, MA, OVVIAMENTE, SONO TENUTI A RESTITUIRE QUANTO HANNO SOTTRATTO AL MUGNAIO.
1451 febbraio 22, Milano.
Zuchono de Favencia, armigero nostro.
Havimo inteso che tu, o li tuoi famigli chi siano, hanno robbate alcune cose de uno molinaro del conte Alberto Scotto in uno molino presso Sarmedo, dela qual cosa ne meravigliamo grandemente; ma perché tu sey novo cum nuy et non say li nostri costumi, per questa volta vogliamo havere ti et li tuoi per excusati et non ne vogliamo recognoscere più ultra, né fare quello che recercaria questo facto. Ben ti dicemo et commandiamo che, per quanto hay cara la gratia nostra, tu rendi et faci rendere integramente tucto quello è stato tolto in lo dicto molino, che non ce mancha tanto che vaglia uno punctale de strenga, et da qui inanzi amonimo ti et li tuoi che non incorrati più in simili excessi, perché non lo comportaressemo per modo alcuno, ma procederessimo contra vuy ad quanto volesse la rasone et la iusticia.
Mediolani, xxii februarii 1451.
Cichus.

976
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL PODESTÀ DI GLAROLE COSTRINGA I DUE MARINAI AGOSTINO ED ANTONIO A RESTITUIRE A ZUCCONO I 14 DUCATI E LA CORREGGIA D’ARGENTO CHE TOLSERO AI SUOI DUE RAGAZZI TRAGHETTATI DI LÀ DAL PO.
1451 marzo 4, Milano.
210v Potestati Glarolarum.
Per Augustino et Antonio, navardli de quella nostra terra, andando giosa per Po, ad Cremona passa- rno delà da Po duy ragazi de Zuchono nostro homo d’arme, et quando gli hebero passati, gli tossero quatuordeci ducati et una coregia d’argento; pertanto volimo che, recevuta questa, tu debbi constrin- gere dicti navaroli che restituìscano dicti denari et coregia al dicto Zuchono presente portatore. Et vo- gli àdmonire dicti navaroli per tal modo che una altra volta non habbiano casone cadere in simili errori.
Mediolani, iiii marcii 1451.
Cichus.

1068
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE MARCO ATTENDOLI DA COTIGNOLA INDAGHI SU COLORO CHE HANNO DERUBATO IL MUGNAIO GIACOMINO PRINA A SALMETTO, TERRA DEL CONTE ALBERTO SCOTTI
1451 marzo 20, Milano.
Marcho de Attendolis de Cottignola.
Tu vederay quello che contene la supplicacione quale te mandiamo qui inclusa. Il perché, considerato quanto ad noy sonno exose et moleste le robbarie che se fano contra li homini nostri, como noy te dicessimo ad bocha quando eri qui da noy, volimo che tu cerchi et investige molto bene che sono stati quelli tali che hanno robato Iacomino Prina, molinaro in lo locho de Salmetto del conte Alberto Scoto. Et trovando tu costoro, volimo che faci restituire integramente tutto quello che è stato tolto al dicto lacomino, se bem tu dovesse pigliare uno de quelli famigli de Zuchone, nostro homo d’arme, che se rotrovò ad fare la dicta robbaria. Et parendoti, siamo contenti che tu in questo facto te governi secondo lo conscilio dal vicario del potestate nostro de Piasenza, usando ogni toa industria perché questo povero homo rehabbia la robba soa, como havimo dicto et como è la nostra intencione et voluntà.
Mediolani. xx martii 1451.
Cichus.

662
FRANCESCO SFORZA ASSICURA MARCO ATTENDOLI DI AVER VEDUTO QUANTO GLI HA SCRITTO DI QUELLI DI ZUCCONE FOTTINO E DI PIETRO TEDESCO AUTORI DELL’UCCISIONE DELL’UOMO DI BORGONUOVO. INDAGHI E PRENDA I DELINQUENTI . QUANDO LI AVRÀ NELLE MANI, IL DUCA GLI DIRÀ QUELLO CHE DOVRÀ FARE.
1451 APRILE 28, MILANO.
Marcho de Attendolis.
Veduto quanto tu ne hay scripto del delitto che hanno commisso quelli de Zuchono Fottino et Piero Todescho, quali hanno morto quello homo da Borgonovo, dicemo che de questo ne rencresse tanto quanto dire se potesse. Pertanto volimo tu debbi cerchare et investigare chiaramente che sonno stati questi malfactori, et quelli vederay de havere nele mano, et, havuti gli haveray, ne avisaray, perché te avisarimo de quello haveray a fare.
Data Mediolani, xxviii aprilis 1451.
Cichus.

1674
FRANCESCO SFORZA ORDINA A MARCO ATTENDOLI CHE VENGA DATO A ZUCCONO E A FOTTINO “UNA STANCIA A BORGONOVO”.
(1451 settembre 23, Lodi).
Marco de Attendolis.
Che debia
a far provedere a Zuchono et Fottino de una stancia in Borgonovo, dove possano reponere quello gli serà dato per la taxa loro.
Laude, ut supra.
a Segue far in interlinea. 

1451 – 1452

78) Zuchono/Zuchone da Parma. Viene citato come “uomo d’arme” appartenente alla squadra di Giovanni da Camerino, ma è di Parma. Così in “Registro missive sforzesco n. 5“, “Registro missive sforzesco n.7

268
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL COMMISSARIO DI PARMA DI CHIAMARE DAVANTI A SÉ IL CITTADINO PARMENSE DA CUI L’UOMO D’ARME DUCALE ZUCONE PRETENDE D’AVERE DUE “PANZERE”.
1451 febbraio 10, Lodi.
71v Commissario Parme
Zuchone nostro homo d’arme ne dice deve havere doe soe panzere da uno citadino de quella nostra cità, le quali panzere gli lassò in governo; ma pare ch’el dicto citadino gli le deneghi secondo luy ne dice. Pertanto volimo debbi havere denanzi da ti dicto citadino et trovando tu esse re cossi el vero, vogli astrenzere lo dicto citadino che gli restituisca le soe panzere, come reche delo dovere et la rasone; et dovendo esso citadino havere alcuna cosa dal dicto Zuchone, il predicto Zuchone s’è offerto ad noy fargli el dovere dal canto suo siché vogli provedere che le parte siano satisfacte et contente, per modo non habiamo più querella, et vogliate expedere presto, perché il dicto Zuchone non stia ad spendere il suo suso l’hostaria.
Laude. x februarii 1451.
Cichus.

269
FRANCESCO SFORZA SOLLECITA I FRATELLI PIO DI CARPI A VOLER FARE RITORNARE I DUE RAGAZZI DELL’UOMO D’ARME DUCALE ZUCONE FUGGITI COLÀ..
1451 febbraio 10, Lodi.
Dominis Alberto et Galasso, fratribus de Piis de Carpo.
Il s’è fugito dal strenuo nostro homo d’arme Zuchone duy suoi ragazi, quali sonno venuti fra li vostri. Et perché lo dicto Zuchone se ha alevati li dicti ragazi, ali quali porta grande amore, pertanto ve pregamo il ve piaza volere provedere et ordinare che lo dicto Zuchone rehabia li suoi ragazi cum ogni cosa del suo. Il che ne serà grato et accepto et haveremelo ad carissimo.
Laude x februarii 1451.
Cichus.

891
FRANCESCO SFORZA ORDINA A LUIGI TODESCO E AGLI UOMINI DALLA MOTTA DI RESTITUIRE ALL’UOMO D’ARME ZUCCONO, DELLA SQUADRA DI PIETRO GIOVANNI DA CAMERINO, IL CAVALLO RUBATOGLI.
1451 ottobre 9, Lodi.
Aluysio Todesco et hominibus della Motta.
Siamo contenti che alla receputa de questa, debiati fare rendere ad Zuchono, homo d’arme della squadra de Petro Iohanne da Camerino, quello cavallo egli stato tolto per vuy homini in la differentia havesti insieme con luy, liberamente et senza exceptione alcuna, avisandovi che essa differetia noy la intenderimo a più bello destro.
Laude, viiii octobris 1451.
Cichus

894
FRANCESCO SFORZA ORDINA A BERNABÒ DI SANSEVERINO DI RICERCARE ANTONIO DA LUGANO, FAMIGLIO DELL’UOMO D’ARME ZUCCONO FUGGITO CON 12 DUCATI E DOCUMENTI ASSAI IMPORTANTI , RICUPERANDO SIA DANARI CHE DOCUMENTI.
1451 ottobre 9, Lodi.
220r Bernabovi de Sancto Severino.
El s’è fugito da Zuchono, nostro homo d’arme, uno suo famiglio chiamato Antonio da Lugano, del quale è informato Beltramo de Vanotto et Matheo, figliolo del Grinn et àssi portato via ducati xii et alchune scripture de importantia assay. Et per questa casone vene costà Vico de Marino, apportatore delle presente. Siché fati de recerchare et retrovare el dicto Antonio et rendere et restituire al dicto apportatore dicti denari et scripture.
Laude, viiii octobris 1451.
Cichus

1101
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE GIOVANNI PILIZARIO, UFFICIALE DI SENIGA, DIA ALL’UOMO D’ARME DUCALE ZUCONE E AI SUOI FAMIGLI AMMALATI ALLOGGIAMENTO E FACCIA AVERE STRAME PER I LORO CAVALLI.
1452 settembre 24, apud Lenum.
Prudenti viro Iohanni Pilizario, dilecto offitiali nostro Senighe.
Dilecte noster, volemo che a Zuchone, nostro homo d’arme, quale de presenti se retrova haver li soi famegli admalati, li daghi alozamento lì et anche li facci dare qualche strame per li soy cavalli per finché seranno guariti et lui anchora, che poi lo revocaremo venire in campo.
Apud Lenum, xxiiii septembris 1452.
Bonifatius.
Cichus

1909
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL PODESTÀ DI CASALMAGGIORE PROVVEDA A ZUCCONE DA PARMA, UOMO D’ARME, GIÀ AI SERVIZI DEL DUCA, CHE FA RITORNO A PARMA: GLI FACCIA PURE DARE SISTEMAZIONE E FIENO PER SEI CAVALLI PER DIECI GIORNI
1452 dicembre 5, Gambara.
Potestati Casalis Maioris.
Zuchone da Parma, nostro homo d’arme, exibitore presente, quale è stato alli servitii stipendii nostri, de voluntà et licentia nostra torna ad Parma et, havendo appassare per el terreno de Casalmaiore, volimo gli provedi et cusì gli provederai de stantia et strame
per sei cavalli per dece dì. Et non manchi.
Gambara, v decembris 1452.
Facinus
Cichus. 

1452

79) – Giovanni de Zuchono,
     Antonio Ghissoni, detto Zuccone. Ghizzoni è un cognome abbastanza diffuso a Piacenza e nelle province limitrofe quindi, in questo caso, si tratta ovviamente di un soprannome testimoniante la relativa IPOTESI SOPRANNOMINALE,
      – Gregorio Mazucho,
      – Giovanni de Zuchonibus.

Si tratta di quattro personaggi (o forse tre, se il primo coincide col quarto) presenti in un registro che raccoglie le missive di Francesco I Sforza tra il 1450 ed il 1466, pubblicate in “PRESENTAZIONE DEL DECIMO REGISTRO DELLE MISSIVE “, a cura di Carlo paganini per l’Istituto Lombardo, che recita:

224
FRANCESCO SFORZA AFFIDA, PER VOLONTÀ DELLE DUE PARTI, DA LUI SENTITE, A GIOVANNI DE
MONETARIS, MILANESE, LA DECISIONE, CON RITO ABBREVIATO, DELLA VERTENZA TRA GIOVANNI
DE ZUCCONO E PIETRO PAOLO, PROCURATORE DI ANTONIO DE BIATICO E ANTONIO FILOMATO
1452 maggio 18, Lodi.
Iohanni de Monetaris, civis Mediolani.
Occasione vertentes differentie inter Iohannem de Zuchono, parte una, et Paulum Puscam,
precuratorem Antonii de Biaticho et Antonii Filomati, ex altera, habuimus coram nobis
pridie partes ipsas, eis igitur auditis, omnem inter eas vertentem controversiam tibi de
earum voluntate committimus, volentes quod causam eandem audies, cognoscas et quam
citius fieri poterit, iure medio, termines et decidas sumarie et de plano ac ulo absque litigio
ut taliter quod neutri partium iuste querele subministres occasio.
Data Laude, die xviii may MCCCCLII.

 

240
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL VICARIO DEL VESCOVO DI PIACENZA DI SOLLECITARE LE PARTI,
DI CUI ALLA SUPPLICA DEL PIACENTINO ANTONIO GHISSONI, DETTO ZUCCONO, DI NOMINARE UN
ALTRO LORO UOMO DI FIDUCIA CHE ISTRUISCA E CONCLUDA CELERMENTE, SECONDO GIUSTIZIA,
LA CAUSA.
1452 maggio 22, Lodi Vecchio
Francesco Sforza ordina al vicario episcopale di Piacenza di sollecitare le parti, di cui alla supplica del piacentino Antonio Ghissoni, detto Zuccono, di nominare un altro loro uomo di fiducia che istruisca e concluda celermente, secondo giustizia, la causa.
[37v] Domino vicario episcopi Placentie. Ut controversia de qua in supplicacione, presentibus inserta, Antonii Ghixoni, dicti Zuchoni, civis nostri Placentini, debitum finem suscipiat, scribimus vobis ac plurimum oneramus ut nominatas in ibi partes inducatis ad eligendum alium confidentem, qui causam eandem cognoscat et terminat cum iustitia, quam te celerius et expeditius fieri possit, ne partes ipse laboribus et expensis diutius veniant fatigari. Data Laude Veteri, die xxii may 1452.

 

265
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL LUOGOTENENTE DI PIACENZA CONVOCHI GREGORIO
MAZUCCO, FRATELLO DEL SUPPLICANTE NICCOLINO E ANTONIO RATO, COINVOLTO DA
NICCOLINO, E CERCHI DI ADDIVENIRE A UNA COMPOSIZIONE FRA LE PARTI, ALTRIMENTI SI
PROCEDA CON RAPIDITÀ PROCESSUALMENTE.
1452 giugno 16, “ apud Dellum”
Locuntenenti nostro Placentie.
Attendentes incluse petitiones continentiam nobis exhibite per Nicolinum Mazuchum, civem
nostrum Placentinum, et quod controversia de qua ibi agitur inter affines vertitur et
amicabili potius via quam aliter dignosci meretur et terminari, scribimus vobis et
committimus quatenus, vocatis Gregorio Mazucho, eiusdem supplicantis fratre et Paulo
Antonio Rato in suplicatione nominatis, et eorum iuribus perspectis et examinatis diligenter
vestra solita cura et diligentia, studeatis nominatas partes reddere concordes. Si minus
concordie contingeret locus, super concentis a in eadem supplicatione eam faciatis et
adhibeatis provisionem, quam iuri magis convenire dignoveritis et talem quod eorum
nemini digne querimonie suppettet occasio, premissa expediendo quam summarius et
expeditius fieri paterit a ne diutius causa protrahatur hec et veniant partes ab huiusmodi
expensis et laboribus relevari.
Ex nostris felicibus castris apud Dellum, die xvi iunii 1452.
a Così in A 

 

796
FRANCESCO SFORZA AFFIDA AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO LA EVENTUALE REVISIONE
DEL CASO, DA LORO TRATTATO, DEL MILANESE FRANCESCO DE SURIZONIBUS, CHE IL FRATELLO
GIOVANNI PROTESTA SIA INDEBITAMENTE TRATTENUTO NELLE CARCERI DEL CAPITANO DI
GIUSTIZIA SU MANDATO DEGLI ABBATI DEI MECANTI DI MILANO AD ISTANZA DEI MILANESI DONATO
DE COMITE E DI GIOVANNI DE ZUCONIBUS.
1452 ottobre 24, apud Calvisanum.
Dominis de Consilio segreto.
Superioribus diebus querelam admodum gravem exhibuit Iohannes Surizonibus, civis
noster Mediolanensis, nomine Francisci, fratris sui, quem indebite, et litterarum nostrarum
vigore, detentum asserebat ad instantiam Donati de Comite et Iohannis de Zuchonibus,
civium similiter nostrorum Mediolanensium, et ob id scripsimus spectabili Angelo Symonete
ut, intellecto supplicantium gravamine, opportune provideret ne iustam fratres ipsi haberent
querele causam. Impresentiarum etiam Iohannes ipse ad nos recursum habuit, cum inserta
eius supplicatione, requirens precipue ut Franciscus idem, qui, ut asseverat, in carceribus
capitanei nostri iustitie reclusus est, ad carceres Malestale, ubi commodius et minore
quidem cum impensa posse, reducatur secundum quod statuta et ordines Mediolani
disponunt, scribamusque abbatibus mercatorum Mediolani, de quorum mandato detentus
est, iudicibus competentibus ut sibi iuris debitum administrent, cum debitum, propter quod
detentus est, sit persolutum, nec bona fides patiatur ut idem debitum bis persolvatur. Nos,
etsi huiusmodi requisitionem honestati consentaneam arbitremur, tamen, quia res hec
coram vobis pertractata est, ut intelleximus, supplicationem ipsam ad vos remittendam
duximus, volentes quod, inspecta illius continentia, rem hanc ea via dirrigatis, quam
iusti(ti)am expetere videatur, providendo etiam quod Iohannes pretactus ad iuris sui
defensionem assistere et interesse tute valeat, omni noxia, novitate cessante, ne eius
causa, reddatur indefensa. Et ubi fortassis aliud iuridicum adesset in obiectum, de eo
expectamus vestris certiorari.
Ex felicibus nostris castris apud Calvisanum, die xxiiii octobris 1452.
346
Signatus Cichus.

1453

80) Antonius Zoccus. Compare in un atto “pro universitate Catanzarii” del 4 giugno 1453 a carattere amministrativo del Ducato di Calabria sotto Alfonso d’Aragona e fa parte dei documenti che testimoniano le controversie tra la comunità ebrea ed il ducato per la costruzione di un convento al cui finanziamento venne obbligata.

1468

81) Zuchone de Faientia. 1468 In “Miscellanea di storia italiana, di Regia deputazione di storia patria” – 1894, pag. 236, si trova quello che sembra essere il nome proprio di un capitano di Faenza inviato, insieme ai colleghi(?) Ferracino e Guido, a comprare cavalli da un tal Bartolomeo de Bergamo:

“…
XXII.
Gli oratori ducali Sagramoro e Pier Francesco Visconti annunciano al loro Duca che i Veneziani non romperanno guerra, benché vadano intanto facendo grandi preparativi , se non nel caso che esso Duca sia primo ad entrare in campo .
(omissis) Certificando a quella (il Duca) habiamo da ben locho et anche molte rasone ne persuade efichacissime se V. S.ria non persevera nella impressa contra Savoglini, per la S.ria de Venexia non vi sara innovato cossa alchuna starano su la pace: perseverando, siamo certi vi romperanno guerra, et non aliter et fare duy campi uno in romagnia e l’altro qua. Et già hanno facto electione del proveditore de mandare in romagnia, chiamato d. Fantino Copa et de mandargli il Conte Carlo et alchuni altri conestabili de qua electo un altro proveditore chiamato d. Bernardo Justiniano quale hora per hora se aspetta a Bressa. Bartholomeo da bergamo heri matina se partite da malpagha et andato a Bressa per essere insieme con il novo proveditore per diete rasone. Le Lanze spezate deno passare Ladesso (Adige) per venire a logiare de qua dal fiume. A Jorci li vene alogiare Andrione. Bartolomeo da Bergamo ha mandato feracino, Guido et Zuchone de Faientia, ricio de Vissia et altri capi de squadre in diversi lochi per comprare cavalli: tuti li conestabili la S.ria haveva cassi li hanno retolti, et hanno dato a Bartholomeo de bergamo logiamento per cavalli mm come prima haveva: le ville de Cremascha et parte de bergamascha fuceno come hano facto quelle de V. S™ havanti zoncessemo qua : Benché nuy havemo confor- tato ogni persona V. S.ria non vole guerra con la S.ria de Venexia se il manchamento et principio non procederà da loro. Et cossi havemo ditto a ogni persona sia stata da nuy a domandare quello crediamo cossi ali subditi de vra S.ria come a quegli de la S.ria de Venexia. Et per quanto comprendiamo la guerra et la pace con la S.ria de Venexia sta in arbitrio de V. S.ria Levandovi de la impresa de Savoglia starano in pace come ditto de sopra, (omissis).
Dite Brugniani die xiiii octobris 1468.
E. d. v.
fidelissimi S. Sagramorum et petrus francischus de Vicecomitibus.

1475

82) Nicolosio Zucconi. Non lontano dal rio Zucconi si trova Codogno, frazione del comune di Albareto (PR), da cui si dice provenire questa persona, uno dei garanti della pace raggiunta tra varie famiglie (Patto di Pace Platoni e Costaerbosa) della Val Taro al termine di alcune dispute, che compare nel testo del 18 giugno 1475, redatto nella chiesa di S. Antonino di Borgotaro. Il documento, custodito presso l’Archivio Storico di Piacenza, contiene anche altri Zucconi ed è citato in “Il ceto dirigente in Borgo Val di taro“, Maurizio De Meo, Associazione Ricerche Valtaresi – 1998.

1479

83) Tommasino quondam Zuchoni. La sentenza arbitrale in cui si trova questo personaggio di Casigno (BO) risale al 1479 ed è registrata ne “Il fondo speciale lstrumenti nella Biblioteca comunale dell’Archiginnasio. Riordinamento e regestazione dei documenti dei secoli XIII.XV“, a cura di Paola Foschi, per il Bollettino della Biblioteca Comunale di Bologna, pagg.117-118. Per il modo in cui è registrato Zuchoni qui sembra essere un nome proprio, quello del padre di Tommaso, senza alcuna indicazione del cognome:

1479, luglio 19
Casigno (Bo), nella guardia di Roffeno,
nella casa di ser Ludovico da Roffeno
Busta 5, n° 9
Originale in pergamena, di cc. 2, in scadente stato di conservazione, con vari
fori e macchie scure e scrittura sbiadita. ma in complesso leggibile. Sentenza
arbitrale.
Pietro del fu Giovanni Dondarini, Giovanni q. Bertolatii, Melotus q. Bergnuchi, Cristoforo q. Moreti detto “Melecazo”, tutti di Musiolo nella guardia di Roffeno, arbitri nelle liti che vertevano fra Tommasino q. Zuchoni e Giovanni q. Sabadini.Peregrina e Dorathea sorelle di Giovanni e figlie del fu Sabadino. in forza del compromesso fra le parti, procedono alla divisione dei beni comuni fra di loro: condannano Tommasino ti pagare a Pellegrina e Dorotea 40 lire di moneta corrente per le loro doti entro 18 mesi; se si vorranno sposare prima di questo termine dovranno avvisarlo sei mesi prima: se le sorelle sposate moriranno senza figli legittimi le loro doti torneranno a Tommasino o ai suoi eredi. Poi condannano Tommasino a pagare a Giovanni 20 lire di bol. per Natale e a cedere a Giovanni suo nipote certe muraglie contigue all’abitazione di Giovanni, costruite da Tommasino: decidono inoltre che sia lecito a Giovanni costruire sul terreno comune una scala di legno o di pietra e calce: condannano poi Tommasino a consegnare a suo nipote Giovanni un terreno a castagneto comprato daTommaslno da Giacomo Ruffini posto nella guardia di Musiolo in luogo detto “a Rabedola». Condannano inoltre Tommasino a dare a Giovanni un letto fulcitum e a soddisfare i creditori, mantenendo Giovanni indenne. Decidono poi che Tommasino lasci usare a Giovanni l’entrata della casa di Tommasino per i sei mesi futuri; assegnano Il Tommasino tutte le terre acquistate da lui a suo o ad altrui nome dal tempo della divisione fatta fra le parti: assegnano a Tommasino un paio di buoi esistenti presso di lui e infine decidono che le bestie esistenti presso Tommasino spettino a lui.
Testimoni: Giorgio del fu Ruggero de Bruges sacerdote e rettore della chiesa di
Sant’Andrea di Casigno, Giovanni del fu Antonio de la Masina della pieve di
Roffeno, Antonio del fu Parisio del castello di Boccassuolo, comitato di Modena,
Bartolomeo del fu Domenico di Bezano, comitato bolognese.
Notaio: Alexander f. ser Ludovici de Roffeno in solidum con ser Franciscus q.d.
Duci de Zanis.
Note: il documento è contenuto entro copertina antica ed è dotato del foglietto del
libraio con un breve regesto.

84) Cristoforus Zuchonus. In “Il linguaggio del territorio fra principe e comunità“, Il giuramento di fedeltà a Federico Gonzaga (Mantova 1479), di isabella Lazzarini, Firenze University Press 2009, in questi 3 capoversi, compaiono questi tre personaggi:

10. Procura del vicariato di Gonzaga (Gonzaga, 19 aprile 1479). ASMn, AG, b. 71, cc. 68rv-69r

85) Iacobus de Zuchono

86) Zaninus de Zuchono.

15. Procura della podesteria di Ostiglia (Ostiglia, 18 aprile 1479). ASMn, AG, b. 71, c. 75

32. Giuramento di fedeltà a Federico Gonzaga (Mantova, 19-22 aprile 1479). ASMn, AG, b. 85, fasc. 13, cc. 81v-85r
…/Iacobus Zuchonus castellanus et commissarius Pontis Molini../

1495

87) Iacobus q. Iohannis Antonii de Zuchonibus. Sebbene l’atto sia temporalmente già collocabile in evo moderno, lo riporto qui perché testimonia la diuturna presenza di questa famiglia a Cene (BG) ad 80 anni di distanza da un atto del 1414 (vd. sopra). Sempre nei “Regesti del comune di Bergamo” si cita nuovamente la farmacia chiamandola stavolta “apotheca”:

942
Instrumentum locationis perpetuae
1495 maggio 30. Bergamo, vicinia di San Pancrazio, “in apotheca in qua Iacobus q. Iohannis Antonii de Zuchonibus de Cene suam exercet artem aurificis”
A tergo del 2° foglio breve annotazione di mano coeva.
Locazione perpetua fatta da Martino fu Sebastiano de Baniatis di Bergamo in Cassano fu Bertramo d. “Cassanellus” de Carminatis ab. di Urgnano di due pezze di terra prativa site in territorio di Urgnano, una in località “ad Pratum de Sancta Maria” (con cui confina a N la “via dela Basella”), di pert. 12, ed una in località “in Brudalegio”, di pert. 12,5, al canone annuo di sol. 9 per pertica, a Natale, e concedendo facoltà di acquistare le due pezze di terra entro i prossimi 9 anni, al prezzo di £ 9 la pertica.
notaio: Baniatis (de) Marchisio di Benato
Originale; atto singolo; ff.2, membr.; 1191×192; latino
Conservazione: discreta