PIACENZA

Un territorio.

Case Zucconi44°53’15.58’’N 9°27’16.80’’E , 576 mslm.

Collocata in comune di Piozzano (PC) nella frazione di Groppo Arcelli, parrocchia di S. Eustachio.

Cà d’i Sucòn è la “casa madre” che ha ricevuto il suo nome dai miei antenati diretti e che tra i suoi proprietari attuali ha ancora uno Zucconi.

Prima di chiamarsi così era detta Cà dei Zamboni (se tutta o in parte non è possbile dire) negli ERF del 1558, ma già negli ERF del 1576 aveva preso il nome attuale lasciando così supporre che negli anni intercorsi gli Zucconi avessero acquistato la proprietà, insediandosi stabilmente.

Zambone è riportato come soprannome di ‘Ziliano Guiermetti’, cioè Giuliano Guglielmetti, che è citato ancora negli estimi del 1558 come proprietario.

Zucconi44°49’32.68’’N 9°25’16.51’’E , 349 mslm.   

Collocata in comune di Bobbio (PC), vicino alla frazione di Area o Areglia, parrocchia di Mezzano Scotti (Bobbio) S.Paolo.

Non sono ancora riuscito a trovare nulla di certo su come si sia formato il toponimo, ma se vi avesse mai abitato una famiglia Zucconi essa si sarebbe estinta o spostata prima della redazione degli estimi farnesiani, poiché in essi non ne compare alcuna.

Tuttavia la località viene menzionata in un testo originale del monastero di Bobbio come facente parte del proprio beneficio nel X secolo, il che rende il suo toponimo quello più antico che io abbia finora trovato (dopo quello del fundus succonianus). Non avendo potuto ancora leggere il testo originario non so ancora quale fosse la forma grafica con cui venne registrato e, verosimilmente, veniva pronunciato in quel secolo remoto, ma lo pubblicherò al più presto non appena mi sarà stato possibile reperirlo (vd. in FUNDUS SUCCONIANUS).

E’ un villaggio composto da una quindicina di case affacciate lungo una strada principale ad un’estemità della quale mi sembra di poter individuare la casa più antica, forse la prima ad esser costruita.

Non lontano scorre anche il Rio degli Zucconi, che potrebbe aver preso o dato all’omonimo borgo il suo nome. Curiosamente in una carta del XIX sec. l’idronimo veniva attribuito a tutto il corso del rivo, dalla sorgente alla confluenza col Rio del Gatto a formare il torrente Dorba, mentre nelle carte attuali viene assegnato solo ad un piccolo affluente che sfocia nel corso più grande all’altezza della frazione di Levratti.

 

Zuccone44°51’47.20″N  9°31’05.28″E , 387 mslm.

Collocato in comune di Travo (PC) nella frazione di Caselli, parrocchia di Travo Sant’Antonino.

Nel cessato catasto napoleonico citata anche come La Zuccona, di questa casa non v’è più traccia, ma rimane la strada che la raggiungeva proveniente dalla loc. Caselli. Nelle mappe del cessato catasto del XIX sec. alla sezione F foglio 5 è ancora indicata ed abitata, infatti viene citata nella “Archeologia universale Parmense, Piacentina e Guastallese” di don Francesco Nicolli, del 1834 . In questa opera erudita il fundus succonianus viene collocato proprio qui ma, come ho già esposto nella pagina FUNDUS SUCCONIANUS, non è molto probabile dato che ricadrebbe in pieno territorio ambitrebio.

In alto al centro la strada che si interrompe dove probabilmente sorgeva la cascina Zuccone, alla quota 396,5.

Case Zucconi44°50’25.33’’N 9°37’1746’’E , 373 mslm.

Collocata in comune di Ponte dell’Olio (PC) nella frazione di Cassano, parrocchia di S. Lorenzo.

Dell’acquisto di questa grande casa, fatto da uno Zucconi di cui non sono ancora riuscito a ricostruire la provenienza, ho trovato il rogito cinquecentesco mentre cercavo nell’archivio notarile presso l’ASPc, in modo del tutto casuale. Anche in questo caso nessuno Zucconi vive più qui né nei dintorni, nemmeno nel cimitero locale ho trovato lapidi, quindi se ne devono essere andati da un bel po’ di tempo.

Cà Zucconi o Cà Zuccone44°40’02.48’’N 9°26’09.26’’E , 1056 mslm.

Collocata in comune di Ferriere (PC) nella frazione di Brugneto, parrocchia di S. Pancrazio.

In una carta del XIX secolo è chiamata Zucone.

Raggiungendo l’inzio della strada che porta a queste case, poste tra la frazione Noce e la frazione Brugneto di Ferriere, ci si trova difronte a due cartelli blu: uno manda verso Cà Zucconi, l’altro verso Cà Zuccone ed in entrambe i casi il percorso è di 3 km.

Tra i due cartelli una croce, sola certezza, che ricorda Giuseppe Zanelli, vissuto tra il 1896 ed il 1966, la cui foto ormai sbiadita, ma ancora sorridente sotto ai baffoni a manubrio, sembra dare peso alla dedica che qualcuno gli ha fatto: “da tutti amato, di tutti amante”.

In effetti gli Zanelli abitano la località almeno dalla metà del 1500, dato che il loro cognome compare negli ERF insediato a CaZuchone (sic) nel 1559 col capofamiglia Guglielmo di circa 30 anni, e di circa 50 anni nel 1578 con sua moglie e 4 figli, ed ancora oggi un loro discendente ne è il proprietario.

Di Zucconi quindi, a cà Zucconi, a parte il nome non c’è nemmeno la traccia, ma se ci si sposta di pochi chilometri, nella località Castel Sottano (vicino a Castelcanafurone, parrocchia di S. Maria Assunta), allora si trovano cinque nuclei famigliari che portano il cognome eponimo, così composti:

ERF 1559:

1)  Andrea capofamiglia 60 anni, Domenica moglie 58, Bernardino figlio 26, Pasquina figlia 20, Jacopino figlio 8

2)  Manfredo capofamiglia detto Borcano 40 anni, Domenica moglie 38, Angelina figlia 22, Antonino (o Andreino) figlio 20, Lucia figlia 12

3) Marino capofamiglia detto Dritto 30 anni, Cathella moglie 28, Caterina figlia 7, Cristoforo figlio 6

ERF 1578:j

1)  Manfredo capofamiglia 70 anni, Domenica moglie 50

2)  Bernardino capofamiglia 35 anni, Jacomina moglie 30, Antonino figlio 10, Andriotto figlio 5, Jacopino figlio 1

3)  Francesco capofamiglia 35 anni, Giovanna moglie 30, Marino figlio 9, Cristoforo figlio 6, Domenichina figlia 2, Sibilina figlia mesi 6

Negli ERF del 1647 nessuna famiglia Zucconi è più presente nel comunello di Pescremona, ma bisogna tenere presente che negli anni precedenti si erano scatenate pestilenze, guerre e condizioni climatiche avverse alla coltivazione di campi posti così in altura, ed è quindi probabile che se ne siano andati da quelle montagne come molti altri fecero.

Non è facile dire quali fossero i rapporti di parentela tra i vari nuclei, ma il fatto che abitassero tutti a Castel Sottano e che i terreni di ciascun capofamiglia confinassero tra loro fa ritenere che fossero stretti. Nel considerare le parentele tra il 1559 ed il 1578 l’unico nome che non ricorre è quello di Francesco, gli altri invece potrebbero essere plausibilmente padri e figli (facendo i dovuti scarti per l’inesattezza nel riportare le età dei singoli individui). Per avere maggiori dettagli sarebbe necessario consultare gli archivi parrocchiali ed eventualmente l’archivio notarile.

Sebbene solitamente i toponimi preceduti dalla denominazione “casa” o “cà” prendano il nome dal proprietario, ancor più difficile sarà stabilire se sia stata la località a “creare” il cognome o viceversa (anche per il fatto che il toponimo esiste sia come Zucconi che come Zuccone): negli ERF del 1647 trovo citata Cà Zucconi come una  Comunalia su cui lavorano vari contadini, anche se forse si riferisce alla parte boschiva.

Resta il fatto che il toponimo Cà Zucconi (CaZuchone) è citato già negli ERF del 1559 e che, se una famiglia Zucconi ha posseduto il fondo, vi ha abitato e gli ha dato il nome, ma nel 1559 si trova già altrove, allora il possesso del luogo e l’imposizione del prediale deve risalire ad almeno una generazione prima, quindi alla fine del 1400.

Da notare i due soprannomi citati: Borcano e Dritto.

Se il secondo può essere facilmente intuito, il primo potrebbe avere varie derivazioni se si tiene presente che Borcano è probabilmente una forma italianizzata di un dialettale burcào börcài.

In dialetto burcài (broccaglio) è un tappo per botte (guarda caso altresì detto cucòn, cioè anche “testa, zucca, capoccia”, vd. Foresti e Tammi), quindi il soprannome potrebbe aver caratterizzato una persona di piccola statura, magari sovrappeso. La stessa parola viene però impiegata per indicare anche una specie di piccolo cavatappi che veniva usato per aprire la spina dei vasselli (le botti) di una volta, chiusa con la stoppa, ed era attaccato con un anello a un altro attrezzo senza la spirale che serviva per rimettere e premere la stoppa e richiudere la spina. Lo stesso termine, per analogia nella forma della punta, viene usato anche per indicare il pene del verro.

Dunque questa caratterizzazione assumerebbe un senso soprattutto se considerata insieme al soprannome del fratello: “dritt e burcà”, l’uno “dritto”, l’altro “storto”, cioè forse gobbo. Così il Tammi:

burcài, sm. cfr. anche bruccäi. 1. “turacciolo”, “tappo”. 2. “broccaglio”, antiq., specie di punteruolo. Fras.: – burcäi pr’ill butt “spillo per le botti”, ferro lungo e acuto in punta con cui forano le botti per assaggiare il vino. Etim. da bruccäi cfr. con metatesi semplice; bruccäi deriva da brocc 2, cosa puntuta, dal lat. broccus “sporgente”. “puntuto”.

burcattein, sm. voce della Val Tidone per tinavlein “succhiello”, piccolo succhiello.

burcell, sm. “burchiello”, barca a fondo piatto.

burchétta, sf. “succhiello”; cfr. anche burtëcca. Etim. dal lat. broccus “sporgente”, “puntuto”.

burcài
punta del burcài

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un’altra ipotesi da non escludere è quella di una derivazione dalla località di Castagneto Borga (dial. Castagna Bùrga), nei pressi di Carpaneto di Belforte, Borgo Val di Taro (PR).

Il toponimo rimanda “all’aggettivo latino castanea, ‘zona castagnata’, più l’attributo greco tardo, passato al latino tardo, burca col significato di ‘fango, limo o pozza melmosa’, e si riferirebbe ad una “zona fangosa piantata a castagni” (ma dissento da Mussi: il castagno non sopporta i ristagni d’acqua, nota mia), oppure alla parola dialettale bùrga, ormai estinta nel borgotarese ma non in altre località dell’appennino tosco-emiliano (il burgòn in emiliano è anche il castagno o altro albero grande e col tronco cavo, da cui la leggenda vuole che le levatrici prendano i neonati per portarli a casa; a Lizzano in Belvedere (MO) è anche un vaso grande di legno e di paglia), che starebbe ad indicare i “peloni”, cioè le castagne lessate e pelate, private della buccia (“I luoghi si raccontano – Toponomastica di Borgotaro”, Sergio Mussi – Giulia Petracco Sicardi, prov. di Parma – 2008, pagg. 38-40).

In questo caso Manfredo potrebbe essere stato originario di questa località (in alta val Taro il cognome è molto diffuso), oppure potrebbe essere stato “pelato” (dial. burgà, plà) come una bùrga.

Poi la parola dialettale genovese che identifica un tipo di zappa a due punte, adatta a lavori leggeri di arieggiamento del terreno: la burca, (“Barbagelata, il tetto della liguria”, Andrea M. Cavagnaro, ed. Feguagiska’ Studios – 2005; pagg. 45-47), detta anche sàppa da bùrchi o bagàggiu (bagàggio, borchìn, sàppa a borchi, bórco = biforcuto) in dialetto genovese (“Dizionario genovese-italiano”, Giuseppe Olivieri, ed. Giovanni ferrando – 1851, pag. 405). Anche la voce dialettale lombarda burc, in accordo con quella genovese, oltre che dal sopra citato latino tardo burca (fango, pozza melmosa), potrebbe essere derivata dall’agg. lat. bifurcus = biforcuto, a due punte > bifurca (sottinteso lat. tardo sàpa = zappa) > aferesi di sillaba atona bi-furca (forcone, ma anche giogo da buoi) > sonorizzazione di f- in b- = burca; vero è che il milanese burc (anche biòlc, biulc, bulc) indica il bifolco, termine la cui origine etimologica viene fatta risalire al lat. bubulcus = bovaro, conduttore di buoi per l’aratura (“Dizionario etimologico dei dialetti italiani“, M. Cortelazzo e C. Marcato, Utet – 1998, pag. 95), ma potrebbe invece avere la stessa derivazione di burca: bifurcus > r → l = bifulcus > bifolco = zappatore (lo strumento di lavoro identifica il lavoratore, come spesso avviene in onomastica storica). Se la derivazione fosse questa, si può immaginare che Manfredo fosse un gran lavoratore e che prediligesse quel tipo di zappa nella sua opera di coltivazione della terra ma, vista la foggia della lama di quel tipo di zappa, si può pensare anche che avesse una qualche caratteristica fisica o morale paragonabile all’attrezzo: le gambe arcuate, o una…lingua biforcuta, oppure chissà quale altra immagine figurata poteva essere normale associare alla burca in quei tempi remoti. Esiste inoltre una località che si chiama Trebbie Burche (probabilmente un terreno paludoso, una burca) poco a sud della statale 45, che unisce Montebruno (GE) a Torriglia (GE), dove sorge un mulino alla confluenza tra il torrente Cavagnaro ed il Trebbia.

Ma esiste anche un cognome di una famiglia patrizia di Genova, i Borcano.

Potrebbe trattarsi poi di un brocco, inteso sia come “cavallo di poco valore” sia come “ramo spinoso, spuntone dritto” (vd. anche dial. spròcc e bric).

“…con il significato di “segmento di tronco”, dunque cosa rotonda…dalla voce antica di Piacenza burc per definire la moneta locale… Il nome “burc” sarebbe derivato da quello dialettale di un cavalluccio, o un ronzino, giustificato per il fatto che su quelle monete appariva l’immagine di s. Antonino a cavallo.” (Dizionario del dialetto valsuganotto, vol 1, pag. 139, Gianni Gentilini, ed. Silvy – 2010)

Per il Tammi però è burc’, con la C dolce di “ciao”:

burc’, sm. “cavalletto” (XV-XVII sec.), era l’antica mezza lira piacentina rappresentante da un lato S. Antonino a cavallo e detta perciò burc’. Etim. forse dal lat. tardo buricus accanto a burricus “burico”, “cavallino”.

Ed infine, con meno probabilità, buranco = “burrone, abisso” (vedi località vicino a Pòntolo PR), oppure ancora da burchette = piccole borchie, i chiodi antiscivolo che si fissavano nelle suole degli scarponi da montagna.

La Zuccona: 44°52’24.18’’N 9°58’39.65’’E , 112 mslm.

Collocata in comune di Alseno (PC), nella frazione di Castelnuovo Fogliani.

Di questo toponimo resta menzione sulla Carta Tecnica Regionale, ma la costruzione che vi insisteva dev’essere stata abbattuta per consentire la realizzazione di villette visibili dalle foto satellitari.

Fonte degli Zucconi44°45’45.34’’N 9°42’38.88’’E , 805 mslm.

Collocata in comune di Morfasso (PC), nella frazione di San Michele.

Si trova in mezzo ad un bosco sulle pendici ovest del monte Moria, che sovrasta le rovine di Velleia romana. Ancora non l’ho visitata né ho chiesto informazioni ad abitanti del luogo, dunque è presto per capire la ragione del toponimo.

Cicogni

c Cicogni Strada Francigena

Ciconia Ciconia Ciconì Montsaugny