SULLA GEOGRAFIA LINGUISTICA DELL’ITALIANO PARLATO
Robert Rüegg
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53. ZUCCA
a. Lingua parlata
a.1 Inchiesta
1 zucca
N T C FIU > ORV l’unica voce.(PE 2: it.)
C S RO 1-3: a, AQ 1, AQ 2: a+, CR zucchino, PE 1: a+(it.), FG, (BA 2: it.),
LE 1-2, TA, MT, NA 1-3, NA 4: b, SA 2 zucchina, CS: b (it.), CZ, RC
1: b, RC 2: a+, ME 1: a+, ME 2: b, (CT 2: it.), pSR, PA 2
2 cocuzza
C S RO 1: b (fam. scherz. o fig.), RO 2: b (?), RO 3 cuc-: b (pop.), (AQ 1:
dial.), AQ 2: a+ (pop. spreg.); cococcia a Sulmona, PE 1: a+ (pop.),
PE 2, FG: a (fam.), BA 1-2 cocozza, (LE 1-2: dial.), (TA: dial.), (MT:
dial.), (NA 2 cocozza:dial.), NA 4 cocozza, nel ceto medio e colto: a,
SA 1, CS: a (pop.), (CZ: dial.), RC 1: a, RC 2: a+ (grossa, rotonda che
si taglia a fette e si arrostisce), ME 1: a+ (pop. cf. RC 2), ME 2 cuc-: a,
ME 3, CT 1-2, (pSR e PA 2: dial.)
a.2 Testi moderni
2 “due soldi”, pNA, detto dal parroco in frase italiana
a.3 Altre attestazioni
1 1883 Tosc.
2 (1244 Baldaria, pVR: insulto (DEI), 1883 Tosc.: scherz. per ‘testa’ o come ‘zucca!’ (‘corbezzoli’), 1891 RO e abruzzesismo, calabresismo (Romani)
b. Dialetto
b.1 Carte AIS 1372 e ALEIC 986
I Alpi > prima di Roma, compresa Corsica e Sardegna sett.
IIa pRI/margine merid. delle Marche > Sicilia
IIb cusa ecc.: pUD e N-ovest Piemonte
III cucurda ecc.: Sardegna, escl. il N
b.2 Altre attestazioni
I TS 1889, friul. 1935 (zùcie), VE 1867, VR 1900, TN 1904 e 14, PD 1796, CO
1845, GE 1910, AN 3, Sard. 1852: logud.-sett.
IIa friul. 1935 (cagòcie, cavòcie), (MN 1882 ‘testa, coc.’: scherz.), CR (1880 ‘capo,
ecc.’), (BG 1873 ‘cuc., zucca, capo’), (MI 1839 e 97 ‘testa’), (PV 1934 ‘raffreddore, testa’), PR 1856 ‘testa’), (AN 1889 ‘nuca’), AN 1929 (più com. fig.), RO 1945 e RO 3 e dRO, RO-Marche 1768, Abr. 1893 e 1930, BA 1892, dLE, MT 1924, NA 1789 e 1873 (e Basile 1637) e 1882, CT 2, Sic. 1868 e 1914
IIb friul. 1935 (côce, côzze)
III Toetto, pCN 1637 (Rossi), Sard. 1852: logud.-merid.
c. Lingua scritta
c.1 Normale è sempre zucca, salvo anche cocuzza nei casi seguenti: 1678 Kramer: ted. > , 1837 Gr. Diz.: ted. > , 1855 Alb.: courge >, 1858 Tomm.B.: noi più acconciamente zucca, 1868 NA, 1924 MAT, 1940 Pal.: fam.
c 2 Altre attestazioni
per cocuzza Soderini ‘500 FI e Ariosto ‘500 FE (Pr.), 1608 Casas, 1644 Calep., 1700 Cast., Salvini ca. 1700 (T.B.), 1709 Alessio
‘testa’ ‘600 (DEI), BS 1817, MI1839, BG 1873, CR 1880, MN 1882: scherz., 1887 Petr.:scherz., MI 1897, PV 1934
‘caspita!’ Rin. Bracci ‘700 (T.B.)
d. Analisi sincronica
I dialetti d’oggi presentano un quadro chiaro: il tipo zucca domina, con l’eccezione di due zone periferiche, nella metà settentrionale; cocuzza rispettivamente cocorda ecc. in maniera altrettanto chiara nella metà meridionale d’Italia e della Sardegna. La lingua scritta segue quasi esclusivamente il modello toscano e settentrionale. Nell’area dialettale di zucca, perciò, la lingua parlata non presenta la ben cheminima insicurezza. Delle regioni in cui l’uso popolare e letterario divergono, Udinee la Sardegna si allineano verso l’alto; cosa e cocorda sono troppo lontani da cocuzza, che in ogni caso appare come di livello elevato; la nobilitazione parlata dell’esito particolare sardo di cucurbita, impedisce la dissociazione fono-morfologica del tipo come pure la diffusione di zucca nel nord dell’isola.Nella zona di cocuzza, per contro, la lingua parlata si appoggia saldamente al dialetto. La cosa si capisce facilmente per un concetto le cui denominazioni solo raramente si ha l’occasione di leggere o di scrivere, mentre invece si sentono spesso in bocca ai venditori della campagna, quindi in dialetto. Gioca a favore il fatto che cocuzza sia possibile nello scritto, anche se significativamente soprattutto in senso figurato con carattere affettivo, quindi come complemento stilistico della effettiva denominazione concreta zucca. La lingua parlata conserva un marcato carattere territoriale e/o provinciale nelle fasce Pescara – Bari e Cosenza – Catania. D’altro canto colpisce l’orientamento linguistico standard degli informatori di Lecce, Taranto e Matera. In ogni caso vorrei limitarmi a garantire solo per la capitale del Salento e spiegare la sua posizione particolare con le osservazioni di LE 2 nell’intervista: a differenza delle altre città del Mezzogiorno, Lecce non ha quasi popolazione contadina e conseguentemente conosce un’intensa vita culturale. Viene anche chiamata, per la sua lingua relativamente pura (l’osservazione si riferisce soprattutto alla pronuncia), “la Firenze della Puglia” – come ha confermato una signora di Bari. L’avvicinamento alla lingua scritta nei grossi centri urbani non necessita di ulteriori spiegazioni.
e. Analisi diacronica
Sono naturalmente poco numerose le attestazioni antiche di questo concetto. Legittimano tuttavia l’ipotesi, che la frontiera meridionale dialetto – lingua parlata dell’area zucca corresse già nell’alto medioevo tra Orvieto e Roma; ma che in passato, prima di o assieme a, questa parola, cocuzza fosse usata anche nelle Marche e in Toscana e che nell’Italia settentrionale fosse assai più diffusa di oggi. L’origine di zucca sembra essere la pianura padana, e dunque la parola sarebbe penetrata molto presto nel toscano; grazie alla lingua scritta, dovrebbe essere entrata dapprima nella lingua parlata e in seguito anche nei dialetti delle aree più a sud. Nel Nord il crescente influsso della koinè milanese ne ha fortemente incentivato, e lo fa tuttora, la diffusione. Forse cocuzza può conservarsi almeno quale sinonimo affettivo-metaforico o, addirittura, tornare ad espandersi assieme ad altre parole forti meridionali.