Iscrizioni etrusche: leggerle e capirle 2

Enrico Benelli, Ancona, SACI edizioni, 2007.

93. ET Cr 2.131
Piattello appartenente al cosiddetto “gruppo Genucilia”: nome convenzionale che identifica una produzione sviluppatasi in grande quantità in alcune botteghe etrusco-meridionali (sembra sostanzialmente due, una a Cerveteri e una a Falerii) tra la seconda metà del IV e la prima metà del III secolo. Questo gruppo di vasi presenta caratteristiche morfologiche e decorative molto uniformi, che indicano una vera e propria produzione in serie; la forma del piattello si presenta con varianti minime nonostante siano ormai conosciute migliaia di esemplari, e la decorazione a vernice nera sul fondo risparmiato dell’argilla ha sempre una cornice a onde lungo il labbro. Nella vasca è presente di solito una stella (come nel caso qui esaminato), mentre in un numero minoritario di esemplari si possono trovare decorazioni di maggior impegno, quali profili femminili (comuni soprattutto nella fase più antica della produzione) oppure immagini più rare quali la prua di una nave da guerra, elefanti da guerra, o altre. La diffusione di questi piattelli è enorme e, soprattutto per quanto riguarda la loro circolazione marittima, sembra segnare le rotte seguite dal commercio cerite dell’epoca. Un numero limitato di esemplari è dotato di iscrizioni, di solito dipinte prima della cottura, segno quindi di una commissione dell’oggetto; queste iscrizioni possono essere tanto in etrusco che in latino, e di solito riproducono antroponimi, nei quali deve forse riconoscersi il nome di un donatore o di un donatario; eccezionale il caso di un piattello da Palo (sede della colonia romana di Alsium, dedotta su territorio già cerite) con un alfabetario latino. Il piattello che qui si presenta ha la particolarità di recare l’iscrizione incisa sotto il piede prima della cottura, quindi anche in questo caso su commissione; l’oggetto proviene da un sequestro di materiale di scavo clandestino, molto verosimilmente da Cerveteri o da area cerite.

marce · lapicanes · turis ·2larθi sucus · rupsai

La scrittura è un esempio classico del capitale cerite, diffuso nella città già dal V secolo e almeno sino al III: elementi caratteristici sono la forma di m e n, oltre a quella di r. Tipicamente cerite è anche la a con traversa ascendente nel senso della scrittura. Il testo riporta due nomi al nominativus pendens con formula trimembre (prenome, gentilizio e cognome), uno maschile e uno femminile; la differenza dei gentilizi fa pensare che si tratti di una coppia coniugale. Il gentilizio e il cognome dell’uomo hanno la regolare uscita del genitivo afunzionale; il gentilizio della donna si presenta, come accade altre volte (soprattutto nelle iscrizioni arcaiche ceriti), nella forma del maschile con uscita del genitivo afunzionale, che probabilmente poteva essere considerata indeclinabile, nel caso come nel genere; l’uscita del femminile è portata dal cognome. I due gentilizi rimandano a importanti famiglie ceriti, lasciando intravedere una circolazione dell’oggetto a livello piuttosto alto, nonostante la sua apparente modestia; i due cognomi, pur non essendo altrimenti attestati, hanno comunque rapporti con basi onomastiche note.
BIBLIOGRAFIA: CRISTOFANI, PROIETTI 1982, con ampia trattazione dell’oggetto e riferimenti ad altri piattelli iscritti. Il primo studio monografico sul gruppo è DEL CHIARO 1957; v. anche CRISTOFANI 1985 A; piattello con alfabetario latino: GASPERINI 1972-73; diffusione: JOLIVET 1980; POULSEN 2002 con bibliografia precedente.